Sono sicuro che da questo romanzo verrà tratto un film o, più probabilmente, una serie TV. Non vedo l’ora che esca, sembra proprio strutturato per lo schermo e possiede tutti gli elementi per appassionare sia un lettore sia uno spettatore. Ambientata nel 1830 nella Parigi della Rivoluzione di luglio, in cui tumulti e disordini sono all’ordine del giorno, la storia ha per protagonista un giovane investigatore, bello, ricco e tormentato, un antenato di Alain Delon probabilmente, che si divide tra un delicato caso di apparente suicidio affibbiatogli dai suoi superiori e una faccenda più personale per la quale è disposto a tutto, ovvero la caccia al Vicario, un ecclesiastico pedofilo (sai che novità) senza scrupoli. Le due vicende sono slegate e si incrociano soltanto nella vita e nelle esperienze dell’ispettore, con ripetuti colpi di scena, misteri, intrighi, azione e un contesto storico disegnato alla perfezione dall’autore, che include nella trama personaggi realmente esistiti e fatti realmente accaduti. Ad una manciata di pagine da un finale che svela segreti col botto, attentissimo e deciso ad arrivare ad una soluzione, mi viene il vago sospetto che la storia possa non concludersi. Il caso è ormai risolto ma del Vicario bastardo non c’è traccia e in quel poco che resta prima dei titoli di coda non credo possa succedere granché. E infatti non succede. Come in una serie TV, il romanzo mi molla sul più bello e mi rimanda ad una seconda stagione, un secondo volume che, porca miseria, sarò costretto ad attendere. Maledetti francesi.
Éric Fouassier – L’ufficio degli affari occulti
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