
Uno di quei libri maledetti che ti chiamano, ti prendono e si fanno leggere senza voglia di fermarsi, se non per il tempo di bere un po’ d’acqua e mangiare un tozzo di pane, salvo poi mostrare il proprio vero volto e scoprire che ti hanno ingannato. Libro maledetto, non perché avesse qualche potere occulto, ma perché alla fine ho letteralmente maledetto sia il testo sia l’autore, mandandoli a quel paese. Mi ha chiamato, perché ho letto che il nuovo film di M. Night Shyamalan, in uscita, è stato tratto proprio da questo romanzo e ho voluto capire in anticipo se valesse la pena andare al cinema. Mi ha preso molto, almeno fino alla metà perché, ad eccezione di qualche passaggio lento e inutilmente descrittivo, tiene in tensione e minaccia davvero l’apocalisse, con i suoi quattro cavalieri, le calamità e tutto quanto. Davvero appassionante. A un certo punto però le pagine scorrono e non succede niente, i colpi di scena si sono esauriti da un pezzo e quelli presunti non arrivano. Il ritmo rallenta, gli sbadigli aumentano, mi addormento e questo sì che è un colpo di scena, non mi succede mai. Mi risveglio, sono morti quasi tutti e la fine del mondo è ritrovarmi sotto le coperte a casa mia in piena notte mentre fuori diluvia e fa freddo. Non è l’apocalisse e non andrò al cinema.
Paul Tremblay – La casa alla fine del mondo
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