Mi ricordavo di Eraldo Baldini per aver letto, una vita fa, “Bambini, ragni e altri predatori“, una raccolta non eccezionale a seguito della quale mi ero però appuntato il nome dell’autore. Poco dopo è arrivato infatti “Nebbia e cenere” che avevo apprezzato pur non essendo il suo capolavoro. E neppure “La palude dei fuochi erranti” pare esserlo, nonostante mi abbia preso sin dalle prime pagine. Insomma, il Baldini migliore devo ancora conoscerlo ma sono sulla strada giusta: se non l’ho depennato e tre sue opere minori sono finite nella mia libreria anziché nel cestino, sono sicuro che i titoli più riusciti non tarderanno a farsi trovare. Quest’ultimo romanzo si lascia leggere: l’ambientazione gotica, la peste sullo sfondo, un po’ di misteri sparsi qua e là e qualche vago riferimento a “Il nome della rosa” sono elementi che mi hanno portato a sfogliarlo con avidità. La trama e i personaggi sono debolucci ma la storia è intrigante e passa, forse con troppa facilità, dal soprannaturale al noir senza grossi buchi e purtroppo senza sorprese. Il finale è frettoloso e insoddisfacente, come se l’autore si fosse stancato di scrivere o magari perché si è arreso dopo aver capito che il suo romanzo migliore lo ha già pubblicato.
Eraldo Baldini – La palude dei fuochi erranti
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