Non è affatto un caso che abbia scelto questo racconto nel periodo natalizio. Ho comprato il libro pochi giorni fa con l’intenzione di finirlo in treno, sapendo che avrei viaggiato per parecchie ore tra Roma e la nebbia padana, con qualche regalo in borsa da portare ai miei nipoti. Quella del vecchio Scrooge è una storia che conosciamo tutti, ci è stata proposta in un’infinità di salse, tra cinema, televisione, fumetti, perfino in una versione animata con zio Paperone. Non avevo mai letto però l’opera di Dickens e, a dire il vero, non avevo mai letto Dickens. C’è sempre una prima volta. Per fortuna, dei miei nipoti soprattutto, l’ho sfruttata al momento giusto, finita la lettura sono subito andato a comprargli altri regali. Non è solo una “storiella” con una forte morale ma soprattutto una critica sociale alla povertà, allo sfruttamento dei minori, al capitalismo, che può toccare la sensibilità di chiunque. Di chiunque ce l’abbia, la sensibilità. Quindi OK, non di tutti. Tra l’altro, uno dei personaggi si chiama Topper e non viene introdotto proprio bene. Nel Natale del futuro tuttavia migliorerà, esattamente come me che mi impegnerò a leggere altri romanzi di Dickens e a non approfittare più del nipote piccolo con richieste del tipo “dammi un abbraccio”, “vai ad aprire”, “prendimi un bicchiere d’acqua” con la minaccia di non far entrare in casa Babbo Natale.
Charles Dickens – Canto di Natale
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