Nonostante mi ostini a non riconoscerne il talento, sono ormai al quarto libro di Eraldo Baldini e devo ammettere che, seppur non mi abbia mai entusiasmato, non mi ha nemmeno mai deluso. “L’uomo nero e la bicicletta blu” è frutto dell’ennesimo consiglio che sono contento di aver seguito. Per tre quarti delle oltre duecento pagine sembra un romanzo di formazione, con la voce narrante di un bambino che racconta, in un capitolo per ogni mese dell’anno 1963, come cercare di racimolare soldi per comprarsi una bici, tra avventure e strani personaggi del suo paesello. A metà libro mi sono insospettito, non era stato ucciso nessuno. Capita spesso che un autore si cimenti in un genere diverso dal suo solito. Invece no, si tratta di un thriller. Nell’ultimo quarto di libro infatti gli eventi, sino ad allora teneri e divertenti anche in una certa loro tragicità, prendono una piega inaspettata e, anziché la bicicletta, porteranno al bambino la consapevolezza di aver perso l’infanzia per l’età adulta. Si tratta comunque di una storia che, diciamo, tocca il cuore. Sangue, violenza e mistero non trovano spazio, vengono soffocati dal sentimento e questo stranamente è l’aspetto che io, navigato serial thriller, ho apprezzato di più.
Eraldo Baldini – L’uomo nero e la bicicletta blu
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