Giorno 3
E’ sabato, il grande giorno, quello per cui siamo venuti. La festa.
Non ho dormito tantissimo, un po’ tuttavia ho recuperato dopo l’avventura di ieri. Rinuncio alla colazione per stare di più a letto. Usciamo verso le undici e andiamo in centro, dieci minuti di auto. Parcheggiamo sulle strisce blu in King Street (1 £ per 1 ora, 3 £ per 2 ore, mah). Penso: King Street è una piccola via del centro, King Power è lo sponsor del Leicester e Andy King è un giocatore della squadra. Coincidenze?
Mentre parcheggio, poco distante si ferma un taxi da cui scende un tizio con la divisa del Leicester: è Jamie Vardy! Il mio amico scappa e lo insegue per un selfie. Io faccio manovra, lascio tutto in macchina e lo raggiungo di corsa. Non riesco a beccarlo perché nel frattempo si è rifugiato in un negozio ma il mio amico mi mostra la foto che è riuscito a fare. OK, non è Vardy ma il suo sosia, diventato famoso in questo periodo. Pensandoci a freddo, era un po’ improbabile che, a poche ora dalla partita, Vardy scendesse da solo da un taxi indossando il completino da gioco della squadra. Ci siamo messi a ridere.
E’ ancora presto, la città è viva ma il tifo non è ancora esploso. Incontriamo una miriade di italiani. I pub iniziano ad organizzarsi, la gente si fa vedere per strada. Il centro città è piccolo, si può girare in pochi minuti. Non è brutto, ci sono tanti negozi, soprattutto di famose catene ma fondamentalmente non offre niente. Non avendo fatto colazione, l’idea è di mangiare qualcosa per poi andare allo stadio per stare in mezzo ai tifosi, visitare lo store ufficiale e infine tornare qui per seguire la partita in pub godendoci la festa. Siamo ancora rincoglioniti. Mangiamo da Croques, un locale simpatico gestito da sette o otto donne che ha i sandwich come specialità (3-4 £). Quello che prendo, quasi a caso, è delizioso. Nel pub di fronte, uno dei noti O’Neill’s, i tifosi fanno baldoria.
Lo stadio non è lontano, serve però la macchina. Qui è tutto in fermento, il casino aumenta a vista d’occhio. Non sappiamo dove parcheggiare finché, per 5 £, affidiamo le chiavi ad un capetto di zona che ce la fa lasciare nel giardino di una casa privata. Tifosi, cori, danze e un maxischermo che ripropone tutti i gol della stagione ci danno il benvenuto. Arriva anche il pullman dei giocatori. Su una facciata dello stadio trovo stampato il geniale hashtag #fearless. In fila per entrare allo store butto un occhio verso lo schermo gigante: moltissimi gol del Leicester sono stati davvero spettacolari e tutti i giocatori hanno avuto in campo il proprio momento di gloria.
Whatever changes, nothing changes.
Lo store è enorme. Le maglie ufficiali (55 £) sono finite, non ne avrei comprato comunque. Spendo però molto di più per un bicchiere commemorativo, una polo, una felpa, un mazzo di carte e un distintivo. Mi frego un portadocumenti. Questo dopo un’ora passata lì dentro. Quando usciamo, indossando entrambi le polo uguali, tutto intorno è strapieno di tifosi. Un gruppo gospel canta i cori della curva. Incrociamo dei romani, uno indossa la maglia autografata di Totti e la gente lo ferma per un selfie. I tifosi locali sono stupiti di tanta attenzione nei confronti della loro piccola squadra. Ranieri qui è un eroe.
Il cielo si copre e presto arriva un acquazzone. Non possiamo ripararci e torniamo di fretta a prendere la macchina, io mi beccherò un bel raffreddore. Ritorniamo in King Street. Cerchiamo un pub ma sono tutti pieni e non fanno entrare più. Piove. Ritroviamo l’O’Neill’s e ci piazziamo di fronte l’uscita per cercare di entrare. Il ragazzo alla porta, cortese, non ci dà alcuna possibilità. Effettivamente dentro sembra non ci si possa muovere. Inizia la partita, un boato segue l’inquadratura di Ranieri in TV. Andrea Bocelli ha cantato prima del calcio d’inizio. Riesco a guardare, male, uno schermo all’interno. Al momento non abbiamo alternative ma dopo un quarto d’ora il ragazzo ci lascia entrare e chiude le porte. Ci eravamo comportati bene, a differenza di altri che hanno provato con prepotenza. Nel locale non si respira, l’atmosfera è incredibile. Impiego oltre venti minuti per prendere due birre al bancone. La partita naturalmente la seguiamo in piedi ed esultiamo per i tre gol del Leicester. Per la cronaca, Leicester – Everton 3-1, Vardy sbaglia pure un rigore. Mi frego il bicchiere della birra che ho bevuto, è un classico nei pub affollati. Grande festa quando usciamo ma è ancora presto, non sono nemmeno le otto. Torniamo in camera per riposare un po’.
Usciamo di nuovo verso le dieci. In queste due orette la città è cambiata. Un gruppo di poliziotti, in King Street, portano via un ragazzo ubriaco senza torcergli un capello. Tutti i tifosi che erano allo stadio, dentro e fuori, ora sono riversati nel piccolo centro della città, è la fine del mondo. Non piove più, io non sto bene, il raffreddore mi limita. Dobbiamo mangiare, si sta facendo tardi e non troviamo posti che non offrano solo carne o hamburger. Passiamo davanti ad un ristorante che non avevo capito fosse italiano. Decido di entrare e mi stupisco che già all’ingresso mi parlano in italiano. Il personale è cortese, la sala piena, lo stile tipico nostrano. Mi pento subito di dover cenare all’estero in un posto che potrei trovare sotto casa, dove non mangerò niente di nuovo e pagherò tanto. Pazienza, l’ambiente non è male, anzi la gente non fa che intonare cori di vittoria con il tavolo accanto, come fossero in curva. Dall’esterno le voci e i clacson arrivano fino a noi, seduti in fondo alla sala. Il ristorante è il San Carlo, proprietari probabilmente del nord Italia. Ordiniamo antipasto di salumi, una parmigiana e due piatti di fagottini San Carlo, tutto molto gustoso, raramente in Italia ho mangiato meglio. Io però non vado mai al ristorante.
Sulle note di Volare:
Ranieri oh oh
Ranieri oh oh oh
He came from Italy
To guide the Leicester City
Oppure, sulle note di Yellow Submarine:
Dilly ding dilly dong
We’re all going on a european tour, european tour, european tour
Al tavolo accanto al nostro c’è un gruppo simpaticissimo che non smette di cantare. Lo riprendo con la fotocamera e così fa anche qualche cameriere, è uno spettacolo. Riconosco dall’accetto un cameriere siciliano, di Palermo, che alla fine ci offrirà un limoncello. Quando il gruppo a lato finisce di cenare, si avvicina a noi per due chiacchiere. Sono sette uomini e una donna che ci ringraziano addirittura per essere partiti da Roma per andare a vedere la partita della loro squadra per giunta in un pub! Non hanno mai avuto come tifoseria tanta attenzione. Il tizio con la faccia più simpatica, con tratti molto inglesi, tale Mike Wood, mi dà il suo biglietto da visita: è un grosso imprenditore (ci diranno anche i suoi amici) che possiede dei riad a Marrakech, in Marocco (Marrakech Riads) e ci invita come suoi ospiti. Siamo sicuri che non ci sta prendendo in giro. Poco dopo ci salutiamo, li vedremo cantare e ballare per strada insieme a migliaia di altre persone là fuori. E’ sabato sera inoltre. La gente è impazzita, gli ubriachi sono ovunque, l’alcool scorre, eppure nessuno fa danni né alle cose né agli altri. La polizia controlla, festeggiando in assoluta libertà. Le ragazze girano con abiti leggeri e scarpe aperte… non fa freddo ma nemmeno così caldo: questo è uno degli aspetti che spesso noi italiani notiamo da queste parti. I marciapiedi sono un tappeto di rifiuti, cioè si cammina proprio sui rifiuti, è impossibile scartarli. Restiamo in giro passeggiando fino a tarda notte, sobri e allegri.
Se vuoi…