Uno, nessuno e ventitré

Alessandro Magno: come nasce una leggenda

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No, questa docuserie di Netflix non parla di me. Magno sì, leggenda ancora no. Parla del mio omonimo vissuto qualche anno fa, un tizio che ha conquistato il mondo ed è diventato un mito. Ho letto, guardato e ammirato tante opere su Alessandro e questa mi è piaciuta perché racconta fatti storici documentati, senza romanzare, senza inventare, senza prendersi libertà. Soprattutto, lo fa brevemente. Gli episodi durano poco e si limitano – si fa per dire – al periodo che va dall’incoronazione come re macedone allo scontro finale con Dario di Persia. Non si parla della crescita e della formazione di Alessandro né di cosa fece dopo la conquista della Persia. I commenti accurati degli storici descrivono Alessandro per quello che era e che sappiamo, un conquistatore, un abile stratega, un guerriero invincibile guidato da un’ambizione enorme ed un ego esagerato. Ma ci dicono pure che era un temibile guerriero, spietato e sanguinario all’occorrenza, forse anche un po’ stronzo. Pur essendo un documentario, la serie è avvincente, non ha momenti noiosi e in più incuriosisce mettendo in luce tanti interrogativi che non hanno trovato risposta. Si continua a scavare, nel passato e nella terra, soprattutto ad Alessandria d’Egitto, nella speranza di trovare la tomba, seppellita sotto secoli di storia, ammesso che esista ancora. Ammesso che Alessandro sia morto. Del resto, tra le altre cose, era anche il figlio di Zeus.

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