Dall’aereo fotografo isole ed isolotti che chissà come sono in estate e se è possibile visitarli, in alcuni non si vedono costruzioni né punti di approdo. L’acqua è limpida, invitante per un bagno pure a febbraio.
La prima sorpresa quando atterro non riguarda il paesaggio o un monumento dell’antica Grecia ma il costo del biglietto del treno per arrivare ad Atene, 9 euro, più degli 8 per arrivare a Fiumicino. Complessivamente il tragitto da e per gli aeroporti mi costa più del volo Roma-Atene A/R.
Ho preso una stanza carina in una struttura nel centralissimo quartiere di Monastiraki. Il treno (o la metro, non ho ben capito) impiega 40 minuti. Sui mezzi le mascherine sono obbligatorie ma in pochi le usano, me compreso, non ne ho nemmeno una nello zaino. La stazione di Monastiraki si affaccia su una piazza che, quando esco, mi fa pensare di essere in un mercato arabo: bancarelle, ambulanti, bancarelle ambulanti, locali, chioschi, tante voci e confusione, un enorme viavai di gente. Tutto molto bello. A lato noto una strada stretta che è proprio l’ingresso di un mercato. La mia stanza è poco distante. Si trova al terzo piano di un piccolo edificio la cui entrata è all’interno di un locale. Locale anonimo fuori e fantastico dentro, un elegante cocktail bar e ristorantino arredato in modo stravagante e curato. Al terzo piano, interamente ristrutturato, ci sono dieci camere. La mia è sì carina ma grande quanto il bagno di casa e il bagno quando il mio armadio. OK, esagero eppure ho l’impressione che sia tutto in miniatura, il lavandino ad esempio è piccolissimo. Oltre alla chiave della stanza trovo nella cassettina con combinazione anche un telecomando per aprire e chiudere le tapparelle che però non ci sono. La smart TV pare abbia Netflix, magari stanotte inizio una nuova serie. E’ ora di pranzo ma non ho voglia di sedermi da qualche parte per mangiare, ho voglia di gironzolare e perdermi tra le stradine. Prendo una specie di calzone al formaggio che mangio al volo e inizio a camminare senza meta. Mentre scrivo non so ancora che posti ho visitato, lo capirò meglio nei prossimi giorni. Sicuramente ho attraversato metà del quartiere e ho percorso un vialone, immagino famoso, pieno di negozi alla moda, la via del Corso di Atene. Infatti mi sono stufato presto. Mi sono goduto invece la via del mercato accanto la stazione (Flea Market si chiama) e un vicino mercato dell’antiquariato che riempie una piazzetta suggestiva. Tra gli altri percorro un viale che sale verso l’Acropoli, visita prevista per domani. Ci sono tante bancarelle ai lati, in una di questa noto una scatoletta di legno con sopra una targa in metallo con l’incisione di un planisfero e all’interno un’altra targa e una piccola bussola. Non è un oggetto raro né di valore ma mi piace, contratto sul prezzo e lo prendo. Mi fermo a bere una birra in una terrazza con vista dal basso sul Partenone. Torno in camera per una doccia e ricaricare il telefono. Ed è subito sera. Giro per Plaka, il quartiere adiacente, noto per la movida. Me lo aspettavo più vivace. Cerco un posto per cenare, c’è l’imbarazzo della scelta tra decine e decine di locali tutti invitanti. Alla fine mi seggo da “Good Wolf”, credo si chiami, che si presenta bene, alla mano e colorato. I piatti tipici greci sono quasi sempre a base di carne per cui è difficile per me provare qualcosa di caratteristico, non sono vegetariano ma non mi sta simpatica la carne. Opto per il saganaki (dal menu: bedouin saganaki cheese with pastrami) che scopro essere formaggio saltato in padella molto saporito e poi prendo il bouyiourdi, un antipasto di feta, pomodori, peperoni, cipolle, olive e altri condimenti, qui servito con tre tipi di formaggio, buonissimo. Bevo una Momos, che suppongo sia una birra greca.
Ho lottato tutto il giorno con la batteria del telefono perché in viaggio mi sono portato il caricabatterie del tablet che per il cellulare non va bene, carica troppo lentamente. Così, quando esco dal locale, non ho Maps, non so esattamente dove mi trovo e ci metto un po’ a riconoscere strade familiari. Ne percorro una che credo di aver già percorso e invece no, finisco in vicoli bui e deserti senza indicazioni. Telefono morto. Seguo le voci, che non credo siano solo nella mia testa, e la musica e arrivo in una piazza mai vista, però sono a Plaka e da qui riesco ad orientarmi. Arrivo da Noel, il locale bello con l’ingresso per la mia stanza, è pienissimo e sono tentato di bere qualcosa. Sono stanco però, il giorno del mio compleanno giunge al termine, voglio dormire. Non ho ancora capito a che serve il telecomando, è chiaro che non ci sono persiane, tapparelle e simili da nessuna parte, forse qualcosa sul piano o all’entrata, non lo so. Mi metto. Di sotto la musica di Noel è ancora alta ma pareti e finestre sono insonorizzate. Tutto sommato la struttura non è male, sembra la casa di Milano di Renato Pozzetto ne “Il ragazzo di campagna” ma, visto il prezzo davvero basso (siamo anche febbraio però), è più che sufficiente.
Gli altri giorni:
Atene 2/4
Atene 3/4
Atene 4/4
















Se vuoi…