
Nel 2021, già appassionato di serie TV ma ancora acerbo su come giudicarle, scrivevo due righe su Squid Game (il post qui sopra), fenomeno globale di cui era evidente l’enorme portata in termini di coinvolgimento e clamore. Prevedevo una seconda stagione, anche se la prima poteva pure terminare come è terminata, lasciando tutti contenti. E invece si è arrivati perfino ad una terza, sulla quale voglio spendere qualche parola, giusto perché è stata l’ultima e ha chiuso un cerchio (ma, attenzione, è già in cantiere lo spin-off americano).
Se la prima stagione ha rappresentato una gran bella novità del catalogo Netflix e la seconda è stata un tantino (molto) sotto le attese, in quanto ripetitiva e con ben pochi spunti originali da aggiungere alla storia, la terza si è dimostrata una vera e propria agonia, al punto da costringermi a mandare avanti tante scene a velocità 2x solo per vedere come si sarebbero concluse, pur essendo abbastanza prevedibili. Il problema riguarda soprattutto la lentezza con cui si sviluppano le varie sottotrame, la lentezza dei dialoghi, la lentezza con cui muoiono le comparse, la lentezza del ritmo narrativo. Lentezza che ha preso il posto della tensione e dell’adrenalina dei giochi letali, il vero motivo del successo della serie. “In qualche modo doveva finire”, così mi hanno risposto in tanti quando ho chiesto cosa ne pensassero. Commento che riassume non solo il finale, bensì i sei pressoché inutili episodi conclusivi. Sarebbe bello, col senno di poi, potermi soffermare soltanto sulla prima stagione ed elogiare quella, se non fosse che sono trascorsi quattro anni, il sapore della novità è scemato e mi viene difficile aggiungere qualcosa di più alle innumerevoli critiche positive che circolano nel web. Invece, che la seconda e ancor di più la terza siano quasi da dimenticare volevo dirlo.




Scrivi una risposta a The Butcher Cancella risposta