Uno, nessuno e ventitré

La settimana bianca

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Protagonista è un bambino piuttosto introverso che va in settimana bianca con i compagni di scuola. Allo chalet in montagna non arriva però in pullman ma in auto, accompagnato dal padre paranoico, preoccupato dalle insidie del lungo viaggio. I genitori infatti sembrano essere molto apprensivi, motivo per cui il ragazzo ha sviluppato una certa timidezza e una grande immaginazione. I problemi di adattamento vengono amplificati quando si accorge che il padre è ripartito portandosi dietro il suo zaino, dimenticato nel portabagagli. Viene quindi aiutato dagli insegnanti ma ha timore di essere deriso dai compagni, perché non ha pigiama né cambi né uno spazzolino e, soprattutto, gli manca la traversina coprimaterasso per la pipì notturna. Proprio per questo, quando si sveglia per aver bagnato il letto, si finge nottambulo andando a dormire fuori, al gelo, si becca la febbre e da lì le sue fantasie si moltiplicano fino a sovrastarlo. Quando si diffonde la notizia del ritrovamento del cadavere di un bambino scomparso in una zona non lontana, il flusso di pensieri folli è ormai inarrestabile: si chiede perché il padre non sia tornato a portagli lo zaino, immaginandolo preda di una banda di trafficanti d’organi, fantastica sulla morte di un compagno, sullo sterminio dell’intera sua classe. Non accade niente di tutto questo, ma la verità che salta fuori nel finale è forse peggiore. Il romanzo si presenta come un viaggio nel viaggio, una serie di suggestioni del bambino attraverso cui Carrère mostra la sua abilità nel creare tensione e inquietudine, stavolta (ad oggi l’ultima, del 1995), con una storia inventata, prima di passare con successo a saggistica e narrativa basate su personaggi realmente esistiti e avvenimenti realmente accaduti. Anche se poi è più verosimile questa vicenda dei fatti di cronaca raccontati ne L’avversario o V13. Ma la cosa più incredibile è dover riconoscere, nonostante la mia diffidenza secolare nei suoi confronti, che alla fine Carrère non è così male.

Emmanuel Carrère – La settimana bianca

Commenti

11 risposte a “La settimana bianca”

  1. Avatar marisa salabelle

    Il primo romanzo di Carrère che ho letto, tanti ma tanti anni fa. Da allora è nato il mio grande amore per lo scrittore francese.

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  2. Avatar coulelavie

    Mi dicono sia bravino.
    Sicuramente leggerò diverse cose sue…

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    1. Avatar Topper Harley

      Sì, molto. Ci ho messo un po’ a rendermene conto. Ti consiglio L’avversario.

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  3. Avatar umbertaruffini
    umbertaruffini

    Mi ha incuriosito, l’ho già ordinato.

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    1. Avatar Topper Harley

      Grazie per la fiducia. In rete lo definiscono il romanzo perfetto di Carrère. Poi magari mi dirai che ne pensi.

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      1. Avatar umbertaruffini
        umbertaruffini

        L’ho letto, atmosfera rarefatta, denso di ambiguità, l’incertezza che diventa angoscia. Ci sono punti dove non riuscivo a capire, passaggi dove ero spinta a riempirli per levarmi di dosso quell’atmosfera…ma tutto scritto in modo scorrevole, mi è piaciuto e prenderò altri libri di Carrère. Grazie per avermi fatto conoscere questo scrittore.

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        1. Avatar Topper Harley

          Ti ringrazio davvero. Mi inorgoglisco un po’ quando qualcuno la pensa come me su un romanzo, soprattutto se gliel’ho consigliato io. Ma con Carrère era facile. Ti consiglio per il futuro L’avversario e V13, che non sono romanzi ma storie vere e per questo più angoscianti.

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          1. Avatar umbertaruffini
            umbertaruffini

            Bene! grazie per il consiglio credo proprio che lo seguirò

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            1. Avatar Topper Harley

              Grazie a te! Sono due letture piuttosto angoscianti… spero non te ne pentirai :)

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  4. Avatar umbertaruffini
    umbertaruffini

    Certo, con piacere

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