
Maccio Capatonda mi ha sempre fatto ridere, anche se riconosco che il suo umorismo particolare non è per tutti. In questa sua nuova serie di Prime Video, dove ormai ha casa, interpreta se stesso in crisi di creatività: deve scrivere una serie per la quale ha un contratto con un produttore, ma non riesce ad inventarsi niente di nuovo. Si rivolge così ad uno psicologo di fama che, letteralmente, lo costringerà ad uscire dalla sua confort zone per reinventarsi come artista e come uomo. La cura prevede che Maccio affronti delle prove sempre più difficili, che vanno dal ricovero in una struttura nei panni di un malato terminale al tradimento della propria compagna, dal donare tutti i propri beni a commettere, infine, un omicidio. Ogni episodio si chiude con un risvolto sorprendente dal sapore tragicomico. Si ride, grazie pure ad un cast che comprende gli amici Valerio Lundini, Edoardo Ferrario e Fru, ma lo stesso Maccio riconosce che il successo porta successo e, in assenza di quello, precipitare nel baratro e ritrovarsi senza niente è un attimo. E di esempi ce ne sono, a partire dall’incontro, tristissimo, con un ex ragazza di Non è la RAI di cui era innamorato, che oggi sembra una caricatura di se stessa. Alla fine, l’ispirazione arriverà e Maccio, mischiando realtà e finzione, realizzerà proprio questa serie, Sconfort zone, basandosi sulle esperienze vissute. Il finale lascia un po’ a desiderare ma chiude sei puntate simpatiche, forse più di commedia che di comicità pura, preludio ad un ruolo drammatico in cui, secondo me, prima o poi Maccio si cimenterà.




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