
Dopo aver letto il libro, che è stupendo, ho guardato la serie, che non lo è altrettanto. Non che sia brutta, però manca qualcosa. Le prime puntate mi avevano fatto temere il peggio, soprattutto perché la trama è stata stravolta e stavo già pensando di abbandonare. Sapevo che non era affatto facile portare sullo schermo una storia di quella portata e, mosso a compassione, ho proseguito. Ho iniziato così ad apprezzare le ambientazioni, che mi hanno permesso di mettere a fuoco gli scorci dell’India che avevo solo letto, le scenografie, la fotografia e tutto sommato anche gli attori. Simpaticissimo Prabhu e il suo doppiatore, bellissime le due protagoniste femminili e decisamente carismatico lui, Shantaram in persona. Allora cosa è mancato? L’anima. Quel sentimento e quella profondità che non possono essere trasmessi con pezzi di dialoghi, di riflessioni, di avvenimenti presi dal romanzo e buttati lì senza averli introdotti, senza avergli messo il giusto contesto intorno. Manca la passione che Linbaba/Shantaram non riesce a far sembrare vera in quello che fa, che vive. Che è il fulcro della storia. Se si dimentica il romanzo, i dodici episodi che ne raccontano bene o male un terzo sono passabili. Ne sarebbero seguiti altri. Il problema è che il romanzo non si dimentica. Apple TV+ se n’è accorta, non si è mossa a compassione e ha cancellato la serie, che quindi finisce qui.
Se vuoi…