Un libro che ti tiene incollato alle pagine merita il massimo dei voti. Soprattutto se quelle pagine sono 1200. Pagine che ho letto in trance, come se vivessi dentro il romanzo, come il piccolo Bastiano de La storia infinita, come un drogato insomma. Più volte mi è capitato di pensare alla storia e al suo sviluppo durante il giorno, aspettando il momento giusto per riprendere la lettura. Ora non saprei dire se si tratta di un capolavoro, non ha importanza. Indubbiamente, quando io non ci sarò più, sarà diventato un classico, uno di quei volumi che non si mettono in valigia prima di partire perché… perché è pesante, ok, ma principalmente perché è lui che decide dove andare, è lui che prende il lettore e lo porta con sé in viaggio. Questo grazie ad una serie di elementi perfettamente amalgamati: avventura, passione, sentimento, sangue e violenza, pathos, mistero. Ma anche riflessioni interiori che non sfigurerebbero nella saggistica. E uno stile scorrevole, avvincente, direi impeccabile. E un intreccio a tratti complesso che tuttavia non trascura né si perde alcun particolare. E un numero enorme di personaggi così ben caratterizzati che un lettore non potrebbe immaginarli in modo diverso da un altro. E un ritmo sorprendente, privo di pause e di momenti morti perfino tra le montagne deserte dell’Afghanistan. E una descrizione dell’India e di Bombay in particolare che manco una guida turistica saprebbe raccontare con tanta accuratezza. Se poi consideriamo che la trama è in gran parte basata sull’esperienza dell’autore, già incredibile di suo, ecco che il quadro è completo. Ed è un quadro da museo. Sì, probabilmente un capolavoro.
Gregory David Roberts – Shantaram
Se vuoi…