E niente, seppur titubante, alla fine l’ho vista anche io. Perché mi piace Tim Burton sin dai tempi di Beetlejuice, perché da piccolo guardavo La Famiglia Addams in bianco e nero e perché Mercoledì, ancora prima di essere celebrata su Netflix, era già un personaggio iconico e anticonformista, curioso e capace di divertire. Ho pensato che la seria potesse essere un prodotto per ragazzini con la passione per il fantasy, una specie di Harry Potter, in realtà si dimostra adatta a tutte le età, è girata bene, ha una trama ben congegnata, c’è mistero, c’è horror, persino sangue e tutti gli Addams trovano spazio per ricordarci chi sono. Il timbro di Tim Burton è evidente. Ma soprattutto è la macabra e cinica ironia di Mercoledì a dare spettacolo, le sue battute andrebbero messe insieme per farci un libro. L’attrice che la interpreta diventerà famosa, anche se qui non è che abbia dato prova di grande recitazione, avendo adottato una sola espressione per otto episodi e per ovvi motivi dato il ruolo. Nella scena del ballo però è memorabile. Non ho capito soltanto perché Gomez sia diventato ispanico, grasso, con capelli e sorriso inguardabili, privo del fascino che lo ha sempre contraddistinto. Johnny Depp, pupillo di Burton, sarebbe stato perfetto. A compensare la carenza di charme ci ha pensato tuttavia Morticia e ancor di più Mano, fantastica coprotagonista, che meriterebbe un premio, se avesse un braccio e un corpo. Comunque non è La Famiglia Addams, è Mercoledì ed è meglio, lascia la porta aperta ad una seconda stagione e preannuncia l’arrivo del weekend. Sperando che piova.