A metà tra saggio e romanzo, tra storia e fantasia, Camilleri racconta un fatto reale: l’ossessione di Oskar Kokoschka, tra i più importanti pittori dei primi del Novecento, per Alma Mahler, definita “la più bella donna di Vienna” (le foto che girano sul web lasciano qualche dubbio sulla definizione che sospetto sia dello stesso Camilleri), appassionata di matrimoni (tre, mi pare), di corteggiamenti e della bella vita. Fosse esistito Instagram, avrebbe fatto il pieno di follower.
L’ossessione o meglio la pazzia di Kokoschka arriva a tal punto che, finita la relazione tra i due (Alma non ne poteva più, un po’ come la Magda di Furio), lui commissiona un simulacro di lei, una sorta di bambola gonfiabile per soddisfare i suoi appetiti mentali e fisici fino al tragico epilogo. Il tutto è narrato molto bene e Camilleri non avrebbe potuto fare altrimenti, ricostruendo i fatti attraverso il diario e lettere di Kokoschka e utilizzando, con logica, la fantasia per riempire i vuoti non documentati. Non è il Camilleri a cui sono abituato ma l’unicità della storia mi ha fatto apprezzare non poco la lettura.
Andrea Camilleri – La creatura del desiderio
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