
Un graphic novel che mi ha sorpreso in più fasi, all’inizio per lo stile del disegno, realizzato con attenzione maniacale a matita e penna dal tratto sottilissimo, e successivamente per la storia, caratterizzata da una molteplicità di temi e da un progressivo coinvolgimento curato in ogni particolare. Nel mezzo, un’opera densa, che non si limita a raccontare dei fatti, tra l’altro reali, seppur romanzati, ma li interpreta, li distorce, li smonta e li rimonta con sorprendente capacità. Forse perdendosi di tanto in tanto, eppure senza mai divagare. La trama non è semplice, più che altro perché non è una sola. L’incidente di caccia è la frottola che il protagonista racconta al figlio piccolo per giustificare la sua cecità, causata invece da una rapina finita male, che ha portato l’uomo al carcere, dopo la separazione dalla moglie e l’allontanamento dalla famiglia. In cella, il tizio incontra uno dei responsabili di quello che fu definito il “delitto del secolo” nel 1924, a Chicago. Tra i due si crea un’intesa che porterà il cieco a rinascere e ritrovare, anni dopo, un rapporto con il figlio. Non voglio divagare nemmeno io. In un calderone pieno di versi della Divina Commedia, parole in braille, malintesi, flashback, buchi neri, fantasie, la stesura di un libro e un’infinità di altri ingredienti, padre e figlio impareranno a vedersi per la prima volta, a guardarsi l’uno nel cuore dell’altro e dare un senso definitivo all’incidente: alla fine risulterà più ostico spiegare una bugia durata anni, piuttosto che vivere al buio tutta la vita.
David L. Carlson, Landis Blair – L’incidente di caccia





Scrivi una risposta a coulelavie Cancella risposta