
Si tratta di un manga, divenuto opera di culto per le controversie che lo hanno accompagnato sin dalla sua uscita, negli anni ’80, e lo hanno reso irreperibile fino a poco tempo fa, quando è stato recuperato e ristampato per la gioia dei malati di mente. Midori è una bambina di dodici anni, orfana di madre e abbandonata dal padre, che vende fiori per strada per sopravvivere. Il proprietario di un circo itinerante, formato da personaggi aberranti, esseri deformi o menomati nonché inclini alle peggiori perversioni, la prende con sé ma la sua vita non migliora, anzi. I mostri con cui si ritrova a convivere la sottopongono a violenze ed umiliazioni continue, che trascinano Midori in un incubo dove fantasia e realtà, entrambe terribili, si mischiano tra le pagine per mezzo di scene disturbanti ed esplicite, abusi sessuali e rappresentazioni senza filtri della depravazione umana. Quando un mago nano si unisce al gruppo, la ragazzina sembra trovare un minimo di tranquillità, poiché il nuovo arrivato si mostra gentile e la protegge dagli altri, punendoli severamente. Tra i due inizia una storia d’amore, diciamo. Altri drammi però sono dietro l’angolo e si protraggono fino al surreale e tragico finale. Ora, la lettura, se così si può chiamare, non è esattamente lineare: dialoghi e disegni sono per lo più un delirio, a tratti indecifrabile, di follia e degenerazione. Mai però quanto l’anime tratto dal manga, censurato e bandito in mezzo mondo e solo perché nell’altro mezzo non è proprio arrivato. Il manga l’ho voluto leggere per curiosità e sì, certe scene sconcertanti. Tuttavia, ho visto di peggio: le partite della Roma, ad esempio, ma anche Sanremo e i programmi di Maria De Filippi. Orrori che vanno avanti da decenni, a differenza di Midori che perlomeno finisce.
Suehiro Maruo – Midori. La ragazza delle camelie





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