Una donna bella e facoltosa viene tormentata dalla paura che la tresca con un giovane pianista possa essere scoperta, mettendo a rischio la sua reputazione e il suo matrimonio con un noto avvocato. Siamo agli inizi del ‘900, a Vienna, dove pare che le apparenze e le convezioni sociali abbiano un peso notevole nel contesto borghese cui la donna appartiene. I suoi timori del resto sono fondati, perché si ritrova vittima di una sconosciuta che, dopo averla intercettata sotto casa dell’amante, inizia a ricattarla, chiedendo cifre sempre più alte per non rivelare al consorte il suo tradimento. La donna cede e nel frattempo si consuma come una candela accesa dal terrore. Non riesce a trovare una via di fuga nonostante, già dal primo momento, abbia deciso di troncare la relazione clandestina. Non era innamorata, semmai più attratta dall’emozione di trasgredire che dall’amante in sé. Risultato, questo, di una vita piatta e priva di grandi emozioni. Tuttavia, non risolve nulla. Lo stress aumenta di pari passo alle somme che elargisce e la sua stabilità trova un po’ di respiro solo quando paga e solo per qualche giorno. Nonostante tutto, non viene beccata, districandosi tra bugie e comportamenti inusuali tra le pareti domestiche. Almeno così crede. Alla fine, soffocata dalle prospettive, al limite della sanità mentale, in procinto di suicidarsi, dopo pagine e pagine di tensione abilmente costruite dall’autore, una svolta inaspettata le rimette il cuore in pace. E lei non lo pensa e l’autore non ce lo dice ma io, a conti fatti, è proprio di quella svolta inaspettata che mi preoccuperei per il resto della mia vita. Però, vabbè, il romanzo ha funzionato e la paura che potesse essere solo un titolo è passata.

Stefan Zweig – Paura

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