Uno, nessuno e ventitré

The third day

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L’isola di Osea, distante un paio d’ore da Londra, è collegata alla terraferma da una sola strada rialzata che ogni giorno, ciclicamente, viene sommersa dalle maree. Credo che il posto non sia abitato ma in questa serie TV di sei puntate, scovata non ricordo come, ci vive una piccola comunità, isolata e molto attenta alle proprie credenze religiose. Un padre di famiglia (il solito Jude Law, che di figli ne ha una caterva) con un trauma alle spalle, dopo aver sventato il suicidio di una ragazzina, la riporta a casa proprio nell’isola. Gli abitanti, pur mostrandosi grati e fin troppo ospitali nei suoi confronti, restano ambigui e misteriosi. Nascondono qualcosa che in un modo o nell’altro impedisce all’uomo di andare via. Lui ci prova, anche a nuoto ma, in preda ad una sorta di psicosi crescente, si ritrova ad affrontare il suo passato restandone vittima. Questo accade nei primi tre episodi. Negli altri tre invece, una donna con le due giovani figlie al seguito arriva sull’isola dopo aver prenotato una casa per una breve vacanza. La sistemazione però non risulta disponibile e nemmeno l’unico hotel del luogo. I residenti vogliono mandarla via ma riescono solo a mandarla su tutte le furie, al punto che, nonostante la paura per alcuni strani episodi in cui è stata coinvolta nelle poche ore da quando si trova lì, riesce a restare con la forza. Anche lei tuttavia nasconde un mistero, che è il motivo per il quale ha scelto di portare con sé le ragazzine in quel luogo sperduto. Le due storie sono collegate. Se la prima è un’esperienza oltre la follia del protagonista, la seconda è quasi un horror, che con i suoi colpi di scena ricuce tutta la trama in un unico pezzo. Sembra che gli sceneggiatori si siano impegnati a sperimentare, raccontando due vicende apparentemente diverse che poi diventano una sola. Ho scoperto tra l’altro che, durante la programmazione originale (io la serie l’ho scaricata dal web), fra le prime tre puntate e le altre tre, è stato trasmesso un evento live di 12 ore su Facebook per documentare il finto evento della finta popolazione dell’isola, una specie di festa rituale di cui gli abitanti parlano continuamente ma che resta solo accennata e che rappresenta il crocevia tra i due spezzoni. Non sono riuscito a trovarla. Questo non toglie niente ad un prodotto forse non riuscitissimo, eppure parecchio originale, che perlomeno mi ha fatto conoscere Osea, una meta da visitare. Magari con una scorta al seguito.

Commenti

4 risposte a “The third day”

  1. Avatar Raffa

    L’ho vista perché mi incuriosiva, però devo dire che sono rimasta delusa. Sicuramente è originale, ma alla fine hanno messo troppa carne al fuoco, secondo me, e non sono riusciti a concludere tutto quello che hanno aperto.

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    1. Avatar Topper Harley

      Sono d’accordo, ho scritto infatti che non è riuscitissima, secondo me perché non spiega bene le motivazioni di quello che accade alla fine. Io almeno non l’ho capito…

      Piace a 1 persona

      1. Avatar Raffa

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