
Lettura attualissima, narra di un fotoreporter che, in cerca di scatti per documentare la devastazione a Gaza, si imbatte in un anziano libraio circondato da pile di volumi, davanti alla sua bottega tra le macerie. Il fotografo gli chiede se può immortalarlo e lui accetta, a patto che prima ascolti la sua storia. Inizia così un racconto lungo più di una generazione in cui il libraio, offrendo al suo ospite il tè e il cibo a disposizione, parla di sé, della sua famiglia, dei genitori e degli amici, dall’esilio alla prigione, dall’impegno politico alla disillusione, dall’amore per i figli alla passione per il teatro, citando ogni volta un classico della letteratura che gli ha dato la forza e la dignità per resistere e non soccombere agli eventi. Ha perso tutto ma crede nel potere dei libri, della cultura e soprattutto del dialogo. Dell’ascolto, della comprensione. Il romanzo è un elogio a questi simboli o, meglio, questi strumenti di libertà e speranza. Ed è pure un omaggio ai librai che li custodiscono e distribuiscono per arricchire la memoria collettiva. Memoria che troppo spesso trascuriamo e che spero non ci faccia dimenticare né Gaza né la causa palestinese. Il romanzo è uscito pochi mesi fa e descrive un contesto che probabilmente non esiste più. In effetti, forse la lettura non è proprio attualissima: non riesco ad immaginare che in questo momento possa esistere una libreria a Gaza. Voglio però credere che libro su libro, mattone su mattone, venga ricostruita l’identità di un popolo e della sua terra, dei palestinesi e della Palestina che, come i libri, esisteranno comunque per sempre.
Rachid Benzine – Il libraio di Gaza





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