
Il Black Rabbit è un locale di tendenza di New York, gestito dal carismatico Jake/Jude Law e dai suoi amici soci, tra cui l’eccellente chef e un noto artista discografico. Tutto sembra andare per il meglio, tra cocktail e sogni. Jake si fa il mazzo ma viene ricambiato da una vita apparentemente agiata e soddisfazioni professionali che lo invogliano a pensare di espandere il proprio impero culinario. Già nella prima puntata però, una rapina finita male apre uno squarcio nella storia e le puntate successive tornano indietro di un mese per ricostruire gli eventi che hanno portato a quella tragica serata. Tra questi c’è il ritorno di Vince/Jason Bateman, fratello maggiore di Jake, che anni addietro è stato ideatore e anima del Black Rabbit. Uno sbandato, con un passato di dipendenze, debiti e legami con gli strozzini, che si è sempre cacciato nei guai e non prende sul serio nemmeno le minacce di morte. Ha un forte ascendente su Jake, che lo accoglie e lo reinserisce nella gestione del ristorante da cui era stato mandato via dopo l’ennesimo casino. La sua presenza, insieme ad una catena di vicende complementari, tra cui uno stupro, un omicidio e altre cosette del genere, crea scompiglio non solo al Black Rabbit ma soprattutto in Jake che, nonostante la valanga di m… fango in cui si ritrova, continua a coprire ed aiutare il fratello. Finché può, perché nulla viene lasciato al caso nella trama, neppure il finale, l’unico possibile. La serie si segue tutta d’un fiato, in un misto tra crime e dramma familiare che amalgama tensione, colpi di scena, emotività ed ironia, specialmente grazie al personaggio destabilizzante di Vince, più che azzeccato. Tuttavia è Jude Law, di cui sono innamorato, che tiene le redini di tutti e otto gli episodi e dimostra che Netflix, quando s’impegna, sa ancora guadagnarsi la pagnotta.




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