
Ho scovato questa serie casualmente su Apple TV+, mentre leggevo il libro da cui è stata tratta, Una stanza piena di gente di Daniel Keyes, che racconta la storia incredibile e reale di Billy Milligan, ragazzo americano con 24 personalità diverse, divenuto un caso clinico e mediatico alla fine degli anni ’70 poiché assolto dai reati commessi a causa del suo disturbo. Protagonista è Tom Holland che qui, ancora una volta, dimostra di non essere solo Spider-Man, ma un attore versatile e di talento. L’affascinante Amanda Seyfried è invece la psichiatra che lo segue, fino ad un certo punto. Tutto ha inizio con una sparatoria, a seguito della quale lui e la sua complice vengono arrestati. Ne viene fuori un’indagine sul suo passato da cui emergono abusi sessuali, traumi e violenze che hanno portato la sua mente a dissociarsi e a creare una personalità differente a seconda del contesto. La particolarità è che pure la fisicità, gli atteggiamenti, il linguaggio e le abilità cambiano in base alla situazione in cui il ragazzo viene a trovarsi: così, tra gli altri, spunta fuori un energumeno dall’accento slavo quando c’è un sentore di pericolo, oppure un distinto signore inglese quando bisogna approfondire un problema e prendere decisioni importanti, oppure ancora un ragazzo scaltro e dalla parlantina facile quando è necessario ingannare qualcuno. C’è la figura che sa dipingere quadri con maestria e quella che si intende di meccanica o di armi. Nella stessa mente ci sono anche bambini e altre figure “dormienti” che non si manifestato più, ma che hanno uno spazio in quel corpo. La serie non ce le presenta tutte e solo dopo qualche episodio ci fa capire che molti dei personaggi con cui ha interagito il protagonista in realtà non esistono o meglio, esistono solo nella sua testa, compresa la complice della sparatoria iniziale. I colpi di scena quindi non mancano. Peccato che, letto il libro, sapevo già con chi avessi a che fare, intuendo i trabocchetti della sceneggiatura. Ciò non toglie che la storia è rimasta avvincente, soprattutto perché si è sviluppata su un piano più televisivo e quindi vivace, evitando pesanti approfondimenti sulla parte psicologica, a favore piuttosto del dramma e delle emozioni. Una bella serie da guardare in compagnia. O da soli. Dipende da chi avete in mente.




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