
Il 9 maggio 1978 Peppino Impastato veniva ucciso dalla mafia. Conosco bene la sua storia, le sue idee e, ancora meglio, i luoghi in cui ha vissuto, perché appartengono alla mia infanzia. Ogni anno, per la ricorrenza della sua morte, in qualche maniera gli dedico un pensiero. Ho letto diverse opere sul suo conto, tra cui qualche fumetto. Questo lo avevo da un po’ di tempo nella mia lista desideri. Quando lo scorso 9 maggio l’ho individuato su una bancarella ad un piccolo evento sui libri, ci ho visto un segno e l’ho comprato, a conferma che i libri ci chiamano. Si tratta di una delle tante trasposizioni di quella parte della vita di Impastato, nota pressoché a tutti, che va dal suo attivismo contro i malaffari del boss Gaetano Badalamenti attraverso Radio Aut, fino al suo omicidio, che si è cercato di far passare per suicidio. Il volume comprende anche un’interessante appendice con qualche scritto di Peppino e alcuni estratti della sentenza di condanna di Badalamenti. I disegni sono simpatici. Attraverso continue metafore, più o meno azzeccate, il boss viene rappresentato come un capo indiano perché Peppino, per prenderlo in giro, lo chiamava Tano Seduto. Che audacia. Con la stessa ironia, gli autori hanno immaginato uno scenario western per raccontare in maniera leggera e colorata la parte oscura della storia, in contrapposizione al coraggio in bianco e nero, senza mezze misure, di un ragazzo che, con l’unica arma a sua disposizione, ovvero la parola, ha aperto uno squarcio nel silenzio di Mafiopoli. L’acquisto e la lettura del fumetto sono stati il mio modo di ricordare, anche quest’anno, un piccolo grande eroe che appartiene alla storia, non solo della Sicilia.
Luca Scornaienchi, Luca Ralli – Peppino Impastato. Western a Mafiopoli




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