
Dopo aver visto la serie su Netflix, non potevo non leggere il fumetto, spinto soprattutto dai commenti di chi ne aveva seguito le uscite periodiche alla fine degli anni ’70, descrivendolo come un capolavoro. Sentendomi in difetto, ho quindi recuperato immediatamente l’edizione integrale e, interrompendo le letture che avevo in corso, ho iniziato questa, che ho terminato con entusiasmo in pochi giorni. A caldo, non posso che confermare il giudizio degli amici: capolavoro è un termine spesso abusato, in questo caso però penso sia piuttosto pertinente. L’opera è degli anni ’50 e si vede, nei dialoghi, nei disegni, nell’impostazione delle tavole ma questo non è necessariamente un difetto, anzi. La storia mi ha appassionato pagina dopo pagina, facendomi trepidare per i protagonisti intenti a lottare contro un nemico sconosciuto e sempre più agguerrito. Colpi di scena, tensione, sentimenti puri, ideali. Una narrazione che mi ha aperto un mondo. Sono andato anche ad approfondire il contesto storico in cui è stata creata (una metafora della dittatura argentina che di lì a poco avrebbe martoriato il paese) e la vita sfortunata dell’autore, Héctor Germán Oesterheld, desaparecido come tutta la sua famiglia. La saga comprende altri cicli di fumetti che, se necessario, andrò a cercare. Intanto ho trovato perfino il romanzo, che credo sia la sceneggiatura originale. Poi arriveranno le altre stagioni su Netflix. E, insomma, l’eternauta continua a viaggiare nel tempo.
Héctor Germán Oesterheld, Francisco Solano López – L’eternauta




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