
Ogni tanto, raramente per fortuna, mi ritrovo a scrivere di film brutti che mi è capitato di vedere. Mickey 17 è uno di questi. Una commedia di fantascienza, grottesca e un po’ drammatica, diretta dallo stesso regista di Parasite, il quale ci mette dentro tutti gli elementi del suo cinema: la lotta di classe, la lotta al capitalismo, la lotta tra poveri. Fin qui tutto bene. Ci sarebbero interessanti spunti di riflessione e c’è anche Robert Pattinson, uno che le sta provando tutte per togliersi di dosso l’etichetta di “quello di Twilight” e che, ad oggi, non c’è riuscito nemmeno con Batman. Interpreta Mickey, un fessacchiotto che, per fuggire dagli strozzini, accetta di imbarcarsi come sacrificabile su una astronave in viaggio verso un pianeta da colonizzare. Sacrificabile vuol dire che viene impiegato come cavia umana, quindi utilizzato per qualsiasi tipo di attività pericolosa. Per questo motivo, Mickey puntualmente muore ma, grazie ad una stampante 3D, dopo ogni decesso viene creato un suo clone. Ecco perché 17: il protagonista è il clone n. 17. In seguito ad una missione in cui viene dato per morto, in laboratorio stampano il n. 18 ma Mickey 17 è ancora vivo e, suo malgrado, dovrà fare i conti con una versione di se stesso più intraprendente. La trama si sviluppa su vari piani, sempre incasinati. Mickey 18, stufo dei test a cui è stato sottoposto, vuole uccidere il comandante, capo della missione, un politico fallito, ricco e stupido, che a sua volta vuole sterminare delle creature simili a giganti parassiti, i quali dimostreranno di essere amichevoli e non offensivi, se non provocati. Ma vengono provocati e con le loro urla letali minacciano di eliminare gli umani. Questo perché sono intelligenti e parlano anche. I parassiti. Uno dei quali, oggetto di una diatriba, viene pure coccolato come un cucciolo. Mickey 17 naturalmente farà da paciere mentre Mickey 18 si sacrificherà per eliminare il capo, ormai fuori controllo. Ora, la trama potrebbe pure reggere, ho visto cose peggiori nella mia vita. E all’inizio le potenziali idee messe sul piatto potevano essere stimolanti. Ma a neanche un quarto di film, che tra l’altro dura due ore e venti, ci si accorge di stare a guardare un polpettone di vicende, spesso inutili, il cui sviluppo non va da nessuna parte. Solo confusione. Scene da comiche, non so quanto volute. Scenografie nel solito pianeta ghiacciato. E un Pattinson con la faccia da ebete che magari fosse rimasto “quello di Twilight”. Mi è parso che né il regista né gli sceneggiatori sapessero che direzione prendere. Facciamo un film comico? Sì, ma mettiamoci del sangue. Non sarà troppo cruento? OK, allora mettiamoci i cuccioli di tardigrado. Sono brutti! Sì, però abbiamo Pattinson il bello! Con quella faccia da scemo? Giusto, allora cloniamolo con uno più sveglio. E la trama? Non importa. Sarà un successo. Più o meno, credo sia andata così.




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