
Uscito su Netflix pochi mesi fa, Siviglia 1992 è il classico esempio di prodotto a basso profilo utile solo ad arricchire il catalogo e pensato unicamente per gli imbecilli come me, al fine di intrattenerli sulla piattaforma il più possibile e generare, immagino, interazioni e ricavi, come se non bastassero i miei 9,99 euro al mese. Una serie spazzatura che avrei dovuto abbandonare presto, quando tutta la trama era ormai scontata e senza nulla da rivelare. Una trama, oltretutto, sconclusionata e dilatata all’eccesso, dove il colpo di scena finale, che viene presentato in pompa magna con tanto di musica epica, fa ridere per la sua ovvietà, poiché ampiamente prevedibile negli episodi precedenti. C’è poi un cattivo, che cattivo non è, creato a immagine e somiglianza di Freddy Krueger, più finto di un pupazzo, adatto più a un horror che ad un presunto thriller. Gli effetti speciali, ridicoli, risalgono direttamente agli anni ’90, forse per omaggiare il titolo. Gli attori sembrano delle caricature. Inutile approfondire la storia: prendendo spunto da fatti realmente accaduti all’Expo di Siviglia del 1992, in particolare da un incendio, si narra di un vendicatore, Freddy, che anni dopo uccide, bruciandoli uno per uno, i colpevoli di un crimine che lo ha rovinato dentro e fuori, sfigurandolo. Un ex poliziotto e la vedova di uno dei morti scopriranno la verità quando ormai non frega più niente a nessuno. Sono arrivato all’ultima puntata forse perché ho uno spirito masochista o magari per impedire, scrivendone qui, che qualcuno faccia il mio stesso errore quando non trova niente da vedere tra centinaia di proposte. Ecco, in quel caso suggerisco di andare a dormire.




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