
A Natale una persona cara mi ha regalato questo romanzo, sapendo che amo il Giappone. Non pensavo di conoscere l’autrice mentre, invece, mi sono accorto che a casa avevo un altro suo libro, Il Giappone a colori, che non ho ancora letto e che mi è stato regalato a Natale di due anni fa da un’altra persona cara, sapendo che amo il Giappone. Questo per dire che non ci si sceglie reciprocamente solo con gli amici, lo si fa anche con i libri. Qui si parla di un luogo, l’isola di Awashima, il cui ufficio postale raccoglie tutte le lettere che è impossibile consegnare, perché non hanno un destinatario vero e proprio, perché il recapito non è corretto o non esiste, perché sono indirizzate a persone scomparse o sconosciute o addirittura ad oggetti ed animali. Nella magia di questo posto, si sviluppa la storia di una ragazza, riservata ed insicura, che si fa assumere ufficialmente per sistemare l’archivio, in realtà con lo scopo di recuperare le lettere scritte negli anni da sua madre, regolarmente imbucate e spedite a nessuno. La donna, ormai deceduta, non era sana di mente ma a suo modo era affettuosa e la figlia la ricorda con amore, pur non avendola mai compresa in pieno. La paura di non essere normale e di aver ereditato un principio di follia della madre, spinge la ragazza a cercare quelle lettere per trovare delle risposte. Troverà invece la bellezza, l’amore e, soprattutto, se stessa. L’isola esiste davvero, l’ufficio no. L’invenzione dell’autrice è poesia pura, come un po’ l’intero romanzo, scritto con una delicatezza estrema che quasi mi stupisco di aver apprezzato e non screditato. Del resto, molti di noi qui hanno un blog per il solo piacere di scrivere, senza rivolgersi a nessuno in particolare, al di là degli argomenti. E io continuo pure a riempire agendine e quaderni di pensieri e parole senza uno scopo preciso. Del resto, scrivere è terapeutico, il punto è capire da cosa bisogna curarsi.
Laura Imai Messina – Tutti gli indirizzi perduti
EDIT: Casualmente ho scoperto in rete, su Google Maps per l’esattezza, che in Giappone c’è un’altra isola di Awashima, diversa da quella che avevo cercato poco prima di scrivere questo articolo. Ed è proprio quella di cui parla il romanzo, a forma di elica, che ospita il “Missing Post Office”! Quindi l’ufficio postale delle lettere smarrite non è un’invenzione dell’autrice, esiste davvero. Che sorpresa. Fantastico poter associare delle immagini reali a ciò che avevo soltanto immaginato fino a qualche minuto fa. Certo, non è il luogo da favola che mi sarei aspettato ma resta comunque magico. Non correggo il post, lasciandolo impreciso per come lo avevo scritto ma aggiungo qualche foto per rimediare.
















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