
Un bravissimo Ewan McGregor interpreta un conte della vecchia aristocrazia russa che, dopo la grande rivoluzione del 1917, viene condannato agli arresti domiciliari nella sua ultima residenza conosciuta, vale a dire un hotel di lusso. Non viene ucciso, come molti altri suoi pari, per una bottarella di culo ma verrà subito fucilato se si azzarderà ad uscire dall’albergo. Gli vengono confiscati tutti i beni, compresa la suite, in cambio di una vecchia mansarda che lo ospiterà per il resto dei suoi giorni, qualcosa come trent’anni o poco più. All’interno dell’hotel, tuttavia, non gli mancherà nulla, troverà amici tra inservienti e camerieri che lo rispettano, l’amore in una nota attrice e un sentimento paterno quando gli viene affidata una bimba che crescerà fino all’età adulta. Il conte è un dandy, se così si può dire. Intelligente, colto, raffinato, curioso e positivo. Accetta con un sorriso il cambiamento e le privazioni. La serie è simpatica, tenera e drammatica al tempo stesso, alterna momenti allegri a forti tragedie per via dei cambiamenti storici che la Russia sta affrontando e che, solo in parte ma anche in maniera violenta, si ripercuotono nella vita ovattata dell’hotel. Ora, non mi intendo di storia russa, è già tanto che conosco l’insalata, quindi non so quanto gli eventi storici siano romanzati, la trama tuttavia si evolve col passare degli anni, segue le vicende politiche e ciò che ne consegue, mentre il protagonista assorbe ogni novità e sciagura che gli si presenta con il suo fare scanzonato e la sua grande dignità. Un personaggio che si ama e intorno a cui gira l’intera serie (su Paramount+), dove favola e realtà si mischiano creando un prodotto buono come l’insalata russa.




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