
Era da un po’ che seguivo Carofiglio, l’ho visto in TV ed a qualche incontro di lettura, mi piace come parla e come pensa, per cui sapevo che prima o poi avrei letto un suo romanzo. Ho iniziato dal primissimo, che ha più di vent’anni e un retroscena curioso sulla sua pubblicazione presso Sellerio, raccontato dall’autore nel prologo. La storia è quella dell’avvocato Guido Guerrieri, che ha dato origine ad una serie di altri gialli giudiziari, l’ultimo dei quali è uscito da pochi mesi, incentrati sui casi in cui il protagonista si trova coinvolto. In questa prima avventura, tuttavia, il caso sembra quasi marginale, serve più che altro a presentare il personaggio e mostrarne capacità e competenze. Nonché difetti. Viene narrata la sua vita da uomo medio, direi, e anche mediamente depresso che, ritrovatosi a dover ricominciare dopo una separazione e aver sfiorato il fondo, affronta le giornate con forza ed ottimismo crescenti, fino al trionfo in tribunale. Un copione già visto mille volte ma scritto bene, ad eccezione di qualche svista che ho deciso di perdonare, trattandosi di un esordiente. Pur concludendosi con l’assoluzione da una terribile accusa del presunto colpevole, la trama non svela però chi è il vero mostro, perché il caro Carofiglio ha creato un giallo atipico, almeno per me, dove l’avvocato fa l’avvocato e non l’investigatore, il giustiziere o il giornalista rampante. Non è nemmeno il classico dannato che entra in paranoia per beccare l’assassino, ossessionato dalla morte di un bambino. Non gliene frega niente, vuole solo scagionare un innocente, lasciando a chi di dovere le indagini. A me fregava invece, ma non lo saprò mai.
Gianrico Carofiglio – Testimone inconsapevole




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