
Il Pinguino è uno dei più famosi nemici di Batman, chiamato così per il suo aspetto goffo, il naso lungo e una gamba malconcia che lo costringe a camminare proprio come un pinguino. In questo spin-off non si vedono supereroi né uomini mascherati, non ci sono combattimenti volanti sui grattacieli o mezzi superveloci dotati di armi incredibili. Si tratta di una classica serie crime che racconta l’ascesa al vertice della malavita di Gotham del protagonista, prima di incontrare l’uomo pipistrello. Classica, in realtà, mica tanto. Perché racconta di guerre e intrighi tra bande criminali, senza indagini, senza buone azioni o poliziotti buoni. Anzi, i buoni non sono proprio presenti. Un Colin Farrell irriconoscibile nelle fattezze e formidabile nell’interpretazione accentra su di sé i riflettori, anche perché è il suo personaggio, astuto, furbo e spietato, a muovere i fili della trama con lo scopo di soddisfare le proprie ambizioni fatte di soldi e potere. Il Pinguino mostra anche un lato debole che fa quasi tenerezza, salvo poi capovolgerlo con la sua consueta abilità di fregare chiunque, spettatore compreso. Non mancano le scene cruente e i colpi di scena, distribuiti per tutte e otto le puntate, compreso il bat segnale che compare nel cielo nell’ultimissimo frame della serie. Magari fossero tutte così ben scritte ed interpretate le serie del genere: non avremmo più bisogno di Batman.




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