
Il titolo mi ha ingannato. Pensavo di trovarmi di fronte ad un’opera che raccontasse la Sicilia con un mix di storia e ironia e invece mi ritrovo in mano un libricino breve e scarno che parla solo di una parte della Sicilia, quella orientale (da cui l’autore proviene) e di argomenti poco rappresentativi della cultura dell’isola. Tutto in maniera molto approssimativa e dal punto di vista sì ironico, ma anche fazioso, di un catanese che non sopporta Palermo. E che quindi non può pretendere di spiegare nulla della Sicilia, soprattutto se pure nelle tradizioni e nelle espressioni dialettali fa riferimento solo alla sua Catania. Che è bella tanto quanto Palermo e la Sicilia tutta. Niente di questa bellezza però traspare dalle pagine. Se aggiungiamo qualche imprecisione storica, inutili critiche a Sciascia, Goethe e Tomasi di Lampedusa, che pure potevano essere mosse in modo spiritoso e invece no, una disquisizione senza fondamento su arancina e arancino, ecco che la potenziale simpatica lettura si trasforma in una “cagata pazzesca” per dirla alla Fantozzi. Il che spiega anche perché “Catania merda” è più di un semplice sfottò calcistico: i catanesi soffrono Palermo, i palermitani nemmeno la considerano, Catania. Per spiegare la Sicilia agli eschimesi e a tutti gli altri, forse dovremmo iniziare da qui.
Ottavio Cappellani – La Sicilia spiegata agli eschimesi




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