
In contrapposizione alla Palermo bene, la Palermo male fa da sfondo ad un flusso di pensieri incasinato dell’autore, o del suo alter ego, un personaggio metà berlusconiano, metà complottista, metà depresso e, se si potessero aggiungere altre metà, metà squilibrato. Perché in questo libro, 1+1 non fa 2, non fa niente, se non mettere insieme una serie di ragionamenti, divisi in capitoli (almeno quello), sconclusionati e senza senso che, tuttavia, regalano qualche perla da sottolineare. Discorsi srotolati in stile trap, quel genere musicale orripilante, che toccano tantissimi temi senza mostrare né un filo logico né un significato, come fossero stati attaccati da un virus capace di mutarne la forma. Forma che conta più del contenuto. Si parla di esoterismo, di donne (qualche sassolino tirato fuori dalla scarpa, immagino), della fine del mondo, di profezie, di cospirazioni e poteri occulti, di tutto, di niente. Il risultato non è tanto un libro, quanto più un oggetto molto bello da possedere, soprattutto per l’edizione. Acquistato per caso a Più Libri Più Liberi, avrei potuto trovare qualcosa di simile all’Ikea o dal fruttivendolo, perdendomi però il gusto di leggere – perché sì, l’ho letto – un qualcosa di illeggibile.
Vincenzo Profeta – La Palermo male




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