Non ricordo perché avevo preso nota di questo romanzo ma sapevo che era uno di quelli che tengono incollati alle pagine e infatti l’ho finito in un paio di giorni. Non potrei definirne il genere: per alcuni, ho letto in giro, è fantascienza, per altri un giallo, per altri ancora addirittura un horror. Forse è un misto. Di certo ha la capacità di trasmettere tensione costantemente, senza svelare niente della sua vera natura e senza ricorrere a scene violente, cruente o sanguinolente né a mostri o assassini. Il pathos sta tutto nella narrazione e in questo l’autore, per me sconosciuto, è stato bravo. Si tratta di una storia nella storia, quella di un giovane che si reca a casa del padre adottivo per raccontargli e ricostruire insieme, passo dopo passo, attraverso la notte, una lunga notte, gli eventi che hanno portato al suicidio dell’amico fraterno, nonché figlio naturale del suo interlocutore. Di mezzo, come sempre accade quando gli uomini non capiscono una mazza, c’è una donna. La donna più bella del mondo, dicono. Con un passato sconosciuto e un carattere freddo e distaccato che la mettono al centro della narrazione in qualità di principale imputata. Anche se ha un alibi inattaccabile. O meglio due, perché due sono le morti inspiegabili in cui sembra essere coinvolta. La donna incute paura senza far niente di particolare, anzi è proprio il suo far niente a mettere paura. Il mistero, se così si può dire, alla fine verrà svelato e non piacerà a nessuno. Me compreso. Che però ho accettato volentieri il responso, l’unico possibile, al termine di una lettura intensa e appassionante del genere che preferisco, qualunque esso sia.

William Sloane – Attraverso la notte