
Un manicomio, una pazza che forse pazza non è, un dottore spregevole dai metodi medievali, un dottore gentile dai metodi rivoluzionari e un passato sepolto nella memoria che grazie all’ipnosi viene fuori rivelando verità sconvolgenti. Come contorno, un botto di piante e fiori ad ogni pagina, un cattivone aberrante, una cattivona crudele e invidiosa e uno stato di confusione perenne che, oltre a mettere ansia nel lettore, stufa. La storia appassiona fino ad un certo punto, poi diventa sempre più prevedibile, perdendo l’occasione di sfruttare i propri colpi di scena. Oltretutto, a volte si ha l’impressione di non andare avanti e non perché la protagonista non fa progressi, ma perché l’autrice non fa progressi. Diventa ripetitiva e ridondante come se volesse allungare il brodo. Ciò nonostante il finale si fa attendere con trepidazione, nella speranza che si possa scavare più a fondo in quel passato sepolto. Invece no, è tutto lì. L’ostinato accanimento del medico ignobile verso la paziente non trova valide giustificazioni. La vendetta non trova grande soddisfazione. Io però trovo le giuste imprecazioni.
Karen Coles – Hypnosis




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