
Una civiltà aliena destinata all’estinzione, perché proveniente da un sistema stellare instabile a causa del problema dei tre corpi (che non sarò io a spiegare qui ma che qui è spiegato bene), trova nella Terra, grazie ad una deficiente che mandava segnali verso l’ignoto, un’isola felice dove poter vivere e prosperare. E quindi si mette in marcia per raggiungerla attraverso un viaggio nello spazio che durerà 400 anni. Nel frattempo gli alieni studiano, pare siano abituati ai calcoli, si fanno due conti e si trovano davanti ad un altro problema: tra 400 anni, quando arriveranno, la razza umana sarà più progredita della loro e saranno cazzi. L’umanità infatti, incredibile a dirsi, si evolve esponenzialmente, in maniera molto più rapida di quanto abbiano fatto gli invasori e in 400 anni avrà tutto il tempo di prepararsi, organizzarsi e magari combatterli. Gli alieni allora sfruttano il vantaggio che hanno allo stato attuale ed iniziano ad ostacolare lo sviluppo della scienza e della tecnologia terrestri attraverso eventi inspiegabili che un gruppo, toh, di scienziati proverà a comprendere. Tutto questo mentre altri scienziati, tra cui la deficiente che da giovane li aveva “chiamati”, collaborano a distanza con gli invasori. So che raccontata così sembra una cazzata colossale, anzi spaziale, ma non lo è. Gli alieni non si vedono mai, non ci sono mostri, stormtrooper, disastri, navicelle, guerre interstellari. Le spiegazioni alla fine sono esaustive nonostante il genere sia la fantascienza e la trama segue un filo logico, tutto sommato razionale. La serie non è malvagia, gli uomini lo sono, gli alieni pure. Forse siamo davvero insetti. E forse, speriamo, Netflix non impiegherà 400 anni per realizzare la seconda stagione.




Scrivi una risposta a romolo giacani Cancella risposta