Non avevo mai fatto tre gare individuali ad un meeting di nuoto. Vabbè, ad un meeting di qualsiasi cosa. Le ho fatte oggi, nella piscina di casa, cioè dove mi alleno tutti i giorni, che è un bene, ma dopo i giorni di Pasqua, che è un male. Giorni di Pasqua a Palermo tra l’altro, che è peggio. Avevo ancora l’uovo nella pancia o meglio, la pancia a uovo. Eppure, alla fine, ho avuto modo di confermare la mia teoria: fai un tempo ottimo e non vinci niente, ti piazzi nel mucchio, ti dicono che l’importante è partecipare, pensi a quel cazzone di Ligabue e una vita da mediano, che la prossima volta andrà meglio e cose così; fai un tempo così così e ti prendi una medaglia, i complimenti, quel pizzico di gloria, i Queen e We are the champions, grande, bello, oh. Che non è tanto per la medaglia in sé, quanto più per il piazzamento da podio.
Nuoto una bellissima gara la mattina, i 200 stile libero, con il mio miglior tempo di sempre che è anche un buon tempo in generale per la mia categoria e niente, mi piazzo quinto. Sono contentissimo, il cronometro nel nuoto è l’avversario numero uno e almeno oggi l’ho ridimensionato. Mi prendo i complimenti dell’allenatore e dei compagni di squadra. Chi se ne frega del piazzamento. Chi se ne frega se ho strisciato la macchina nel parcheggio.
Un po’ stanchino, nel primo pomeriggio, nuoto una seconda gara, i 200 misti, senza ambizioni. So che, se pure chiudessi con il mio personale migliore, non sarebbe comunque un tempo da applausi. Infatti finisco con un tempo appena sufficiente. E mi piazzo terzo. Bronzo. Bah.
Nuoto una terza gara, i 50 farfalla, venti minuti dopo la precedente, non mi sono nemmeno asciugato, ho le gambe di gelatina e tanta fiacca. E’ una gara veloce per me che non sono propriamente un velocista. Chiudo pure questa con un tempo passabile, che per il mio curriculum natatorium – e solo per quello – però è buono e mi piazzo di nuovo terzo. Altro bronzo. Boh.
Torno a casa con tre gare, due bronzi, un tempone. Su una macchina strisciata.