Ho scoperto Sándor Márai lo scorso anno cercando proprio questo suo libro. Non trovandolo, avevo optato per Le Braci, restando soddisfatto e perfino più curioso di leggere Il macellaio. Che non sapevo fosse la sua prima opera, anzi pensavo si trattasse di una delle ultime, probabilmente perché in Italia è stata pubblicata di recente. Non sapevo nemmeno che fosse un racconto più che un romanzo, vista la brevità. Insomma, non sapevo niente. E questo forse è l’approccio migliore quando si legge un autore nuovo: poche aspettative, se non quelle legate ad uno stile essenziale ed efficace. Il macellaio racconta la vita di Otto, un ragazzo abietto e apatico che non si interessa a nulla finché non trova la sua vocazione nell’uccidere animali in un macello prima e nell’uccidere uomini in guerra poi, senza troppa distinzione. Di ritorno dalla guerra, si sentirà escluso dalla società, forse anche giustamente. Soprattutto però è il suo cervello ad essere stato escluso dalla testa e le conseguenze saranno pesanti. Una storia che mantiene un minimo di suspense ad ogni pagina, anche quando non accade nulla. Ma è proprio quel nulla che crea pathos, una scrittura che non ha bisogno di tagli e aggiunte né di cottura, va bene così, fredda e cruda. Al sangue.
Sándor Márai – Il macellaio
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