
Piranesi, protagonista di questo romanzo fantastico, vive in un immenso labirinto formato da infiniti saloni adiacenti, enormi ed altissimi, pieni di statue gigantesche, collegati tra loro da lunghi corridoi e scalinate che portano ad altri livelli. Il livello superiore è impenetrabile per vie delle fitte nubi, quello inferiore è sommerso dall’acqua e soggetto a maree imprevedibili ma Piranesi si muove – o meglio viaggia, viste le distanze – tra i vari ambienti con serenità e scrupoloso interesse, annotando nei suoi diari tutto ciò che vede. Non è solo. A cadenze regolari incontra l’Altro, un individuo di cui sa poco, che considera amico e al quale comunica i progressi dei suoi studi all’interno della Casa sulla ricerca della Conoscenza. Durante le esplorazioni, cominciano a comparire tracce e messaggi di altre presenze che incuriosiscono Piranesi e lo inducono a dubitare non solo dell’Altro ma anche di se stesso e della sua memoria poiché, tra le sue annotazioni, ne ritrova molte che ha dimenticato di aver scritto e che cambiano ogni prospettiva. A lui e soprattutto al lettore del romanzo. Intuivo vagamente che ci sarebbe stato un risvolto importante, tuttavia la lettura è rimasta sorprendente fino alla fine, scorrevole e ricca di riferimenti e significati. Il titolo stesso è un omaggio a Giovanni Battista Piranesi, un architetto del ‘700 che immaginava e disegnava labirinti e strutture mastodontiche da cui l’autrice ha preso spunto per la Casa. E adesso, mentre scrivo queste righe da una stanzetta microscopica, vorrei poter viaggiare come Piranesi, salvo poi pensare che l’ho appena fatto, perché il potere dei libri è proprio quello di portare la mente in un altro mondo quando tutto il resto non si muove.
Susanna Clarke – Piranesi




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