
Una miniserie horror tratta da un romanzo che quindi partiva già con l’handicap, si sa che i libri sono in genere migliori delle trasposizioni. L’ho beccata su Paramount+ con buone recensioni ma, non avendo l’abbonamento, me la sono scaricata pregando che fosse decente. È la storia di una donna reverendo (reverenda?) che si trasferisce con la figlia in un paesello di poche anime per iniziare una nuova vita e mettersi alle spalle una terribile esperienza. Il paesino è abitato da gente a dir poco ambigua, ci fosse una persona normale, il più tranquillo è uno psicopatico. Forse perché sono scomparse e morte più persone tra quelle quattro case che nelle peggiori periferie di Caracas e tutti sono rimasti un po’ traumatizzati. In più, qualcosa come cinquecento anni prima, due bambine ritenute streghe erano state mandate al rogo dove oggi sorge la chiesetta in cui la donna pastore (pastora?) va a predicare. Fin qui tutto chiaro. Si fa per dire, perché in realtà succedono cose senza senso e va bene che è un horror ma spero almeno che non mi terrorizzi con una trama scadente. E invece. La reverenda si incuriosisce a questi fatti strani e pare che indaghi, ma non si capisce perché. Non si capisce cosa cerchi né quale sia il mistero e, quando si capisce, sono ormai spaventatissimo perché il finale è abbastanza chiaro, oltre che brutto e ancora mi devo sorbire un intero episodio. Senza pensare che le burning girls, le due ragazzine bruciate vive che danno il nome alla serie, non c’entrano un tubo con la storia, sono praticamente due comparse, solo fumo è il caso di dire.




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