
Lo stesso cadavere di un uomo viene ritrovato, nello stesso posto, nella stessa posizione, con le stesse ferite, in quattro momenti storici diversi: 1890, 1941, 2023 e 2053. Quattro ispettori di polizia indagano sul caso, ognuno nella propria epoca e, in un modo o nell’altro, scopriranno un legame con un personaggio misterioso e con una minaccia che, nel futuro, ha raso al suolo Londra. E’ una serie (tratta da un fumetto tra l’altro) a cui non avrei dato due lire, ora gliene do quattro. E lo so che le lire non esistono più ma due euro sono tanti e quattro ancora di più. Io ci faccio una serata con quattro euro. E poi, qualora non fosse chiaro, si parla di viaggi nel tempo, per cui la lira va bene, erano soldi una volta. Quello che non va tanto bene è lo sviluppo che, come al solito, dopo un inizio esaltante (bella l’idea degli ispettori appartenenti ad una minoranza: un gay, un ebreo, una musulmana e una disabile), si perde nella banalità e in un finale tanto prevedibile quanto scemo. Cioè il loop temporale non si può cambiare e allora come lo cambiano? Lavorando sui sensi di colpa del cattivo prima che diventi cattivissimo. Ma non lo potevano ammazzare da piccolo, visto che quelli del 2053 lo sanno e possono viaggiare nel tempo? Forse lo scemo sono io e non ci ho capito niente. Forse devo tornare indietro e rivedermi gli episodi, perché non mi sento di demolirli totalmente. Forse devo solo disdire Netflix.




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