
La trama è legata alla famosa Abbey Road, dove è stata scattata la foto della copertina dell’omonimo album dei Beatles e dove lo sfigato protagonista del romanzo viene investito ben due volte: la prima, da giovane, poco prima della caduta del muro di Berlino mentre è in procinto di trasferirsi in Germania Est per completare i suoi studi; la seconda, da ultracinquantenne, in circostanze che vengono svelate dal letto di ospedale in cui si risveglia dopo l’incidente, attraverso frammenti confusi e disordinati del presente e del passato. In questa fase, piuttosto onirica del romanzo e della vita dell’uomo, sogno e realtà si sovrappongono, persone care e personaggi mai esistiti si scambiano i ruoli e pure io non ci capisco granché. Finché i pezzi del puzzle si incastrano e completano un quadro contorto. Un Picasso direi. Che riporta ad Abbey Road, dove era cominciato e finirà quello che l’uomo aveva visto. Che non era proprio tutto tutto, l’auto dell’incidente mica l’aveva vista. L’auto e un sacco di altre cose che vengono fuori tra le pagine. Lo stesso libro mi è stato regalato alla cieca: era un libro al buio, uno di quelli avvolti e nascosti nella carta su cui il libraio scrive due righe come consiglio di lettura. Insomma, il titolo resta un mistero.
Deborah Levy – L’uomo che aveva visto tutto




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