
In un momento storico in cui il femminicidio è all’ordine del giorno, vado a beccare, sulla puritana Disney+ tra l’altro, una serie in cui una ragazza viene stuprata e uccisa durante una vacanza con la famiglia in un’isola caraibica. Niente però è come sembra. Intanto l’isola, che di caraibico ha giusto due palme e una spiaggia che quella di Mondello ne vale cento. Non so se è stata sfortunata la troupe durante le riprese o se si è trattata di una scelta dovuta al budget ma il sole non splende mai, il mare è sempre agitato e l’acqua, per quel poco che si vede, non è affatto cristallina. Poi il resort: due capanne, quattro sdraio e qualche comparsa. Presumo che la famiglia avesse voluto risparmiare e andare in vacanza in bassa stagione nel posto più economico. Cazzatine a parte, la storia è intrigante. Si svolge su due piani temporali: quello che porta alla morte della ragazza e quello, vent’anni dopo, in cui la sorella, bambina all’epoca, incontra uno dei presunti assassini, mai incriminato. Le indagini infatti, soprattutto per non arrecare danni al turismo, si concludono parlando di fatale incidente. Tuttavia, ripeto, niente è come sembra. Così tutti i personaggi, nonché presunti colpevoli, iniziano a mostrare segreti e ambiguità. E questo vale anche per la morta, prima che muoia. La serie infatti approfondisce tematiche sociali e culturali più profonde e lo fa bene, nonostante qualche buco di troppo nella trama. Uno su tutti: come fa alla fine la sorella a capire cosa sia successo?! Perché per gli spettatori, e solo per loro, arriva l’immancabile colpo di scena in cui, senza offendere la morale di nessuno, si può proprio dire che la ragazza se la sia cercata e con ciò ho praticamente spoilerato il finale.




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