
Letizia Battaglia non è stata solo la più grande fotografa italiana ma anche e soprattutto una donna eccezionale, dotata di estrema sensibilità, grande carattere e innato talento. Questa è la sua autobiografia e, alla stregua degli scatti che ci ha lasciato, racconta il mondo attraverso i suoi occhi per descrivere l’insieme di sentimenti, valori e ideali che l’hanno accompagnata per tutta la vita. Ma anche fatti. Che vengono esposti senza fronzoli, come ad una mostra, attraverso le strade che ha voluto seguire, a Palermo e non solo: dalla sua crescita umana e artistica alle relazioni sentimentali e professionali al suo divenire madre, dall’incontro con la fotografia all’esperienza presso il quotidiano L’Ora, dall’impegno sociale e culturale a quello politico, tra successi e delusioni. Palermo è sempre lì sullo sfondo e, perfino negli anni di piombo macchiati di sangue dalla mafia, per lei ha continuato a rappresentare casa. E bellezza. Letizia sapeva anche scrivere, il libro si legge tutto d’un fiato e nel complesso dimostra di essere un documento storico su una città che non ha mai abbandonato. La seconda metà infatti, dopo avermi spiazzato perché non è scritta di suo pugno e non riguarda prettamente la sua storia (l’autrice è Sabrina Pisu), approfondisce (pure troppo) argomenti e temi trattati nella prima, quali gli omicidi di mafia agli uomini delle istituzioni, le travagliate vicende de L’Ora, l’ambigua (si fa per dire) figura di Andreotti che la stessa Letizia ha fotografato insieme a criminali di spicco, un’interessante intervista a Leoluca Orlando, ex sindaco e grande amico della fotografa. Nell’insieme, la lettura di questo volume per me si è trasformata in un viaggio in compagnia di una persona che volevo conoscere meglio, in un luogo che non conoscerò mai abbastanza, con emozioni che voglio conoscere sempre più spesso.
Letizia Battaglia, Sabrina Pisu – Mi prendo il mondo ovunque sia




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