
Annunciata da mesi in pompa magna, la nuova serie Netflix ideata, prodotta, diretta, disegnata, raccontata, partorita e vissuta da Zerocalcare dopo Strappare lungo i bordi è a dir poco fantastica. Non ci si poteva aspettare altrimenti. Si tratta di una storia più matura, che non ha poco e niente in comune con la precedente, fa ridere di meno e utilizza un linguaggio forte ma tocca le corde della sensibilità come pochi sanno fare, passando da un sorriso ad una lacrimuccia ad una grassa risata con disinvoltura, robe che nel mio caso riescono solo a mio nipote e alle canzoni dei Pink Floyd. E’ una serie dalle indubbie connotazioni sociali e politiche e qualcuno proverà per questo a denigrarla, parlando di aspettative non soddisfatte e passi indietro rispetto a Strappare lungo i bordi. La scomparsa di Silvio contribuirà ad oscurarla nei media. Ma Zero è ormai maturo e consapevole della sua totale libertà di esprimersi come gli pare, diritto che si è guadagnato col tempo e con la capacità di saper rappresentare realtà condivise da giovani e meno giovani. E anche stavolta va a segno, non ci sono cazzi. Sempre formidabile l’armadillo, la sua coscienza, con la voce di Valerio Mastandrea e favolosa la colonna sonora che ha segnato un’epoca.




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