Appuntamento al buio

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Entra in scena e, senza dire una parola, collega il jack e inizia a suonare, sorridendo. E’ un virtuoso della chitarra, la musica che esce da quelle corde non è per tutti e io stesso ho paura che il concerto possa essere lento come quel primo pezzo di un quarto d’ora. Mi ricorda la stessa sensazione che si prova davanti ad un’opera d’arte: si resta immobili ad ammirarla, non è che si battono le mani a tempo o si muove la testa per seguire il ritmo. Il brano è ipnotico, fantastico sì, ma complicato per le mie orecchie. Troppo colto. Questo in realtà lo dicevo anche per l’Opera e ora invece ne sono dipendente. O mi sono acculturato oppure, più probabilmente, la musica non ha etichette. Piace o non piace. La chitarra adesso è un giocattolo in due mani che ne fanno ciò che vogliono, le dita si muovono senza fatica e scorrono con movimenti fluidi. Si ha la sensazione di ascoltare due chitarre contemporaneamente. A tratti, una chitarra e un basso. Del resto lui è noto per questa tecnica. Pazzesco. Dicono sia un chitarrista jazz ma questo non è solo jazz, è qualcosa di più contorto. C’è un pianoforte lì accanto. Presumo arriverà un musicista altrettanto talentuoso per accompagnarlo. Invece no, si accompagna da solo. Si siede al piano e, con la chitarra sempre a tracolla, continua a suonare. La mano destra sui tasti, la sinistra sulle corde e viceversa. Le alterna tra i due strumenti, senza sbavature. Poi inizia anche a cantare e finalmente si sente la sua voce. E che voce. E’ un momento altissimo, questo qui è un mostro. Il pianoforte contribuisce a creare un ritmo più divertente. Penso sia l’apice dell’esibizione. Cosa più fare di più? Niente, a meno che non usi i piedi? Invece mi sbaglio nuovamente. Perché torna al centro del palco e suona Mozart. Cioè Mozart, con la chitarra elettrica. Non basta. Seguono i Led Zeppelin, con una versione formidabile di Stairway to heaven. Jimmy Page sarebbe contento. Si rimette al piano e suona, credo, i Police. Gli arrangiamenti sono assurdi, dico che si tratta dei Police perché riconosco qualche accordo, senza averne la certezza. Comunque è un pezzone. E lui un pazzoide. Si rialza, beve un goccio d’acqua e racconta che il mese prossimo tornerà in Italia per uno show con attori e musicisti in cui interpreterà Jimi Hendrix. E subito attacca Jimi Hendrix, da paura. Chi meglio di lui. Parla del suo nuovo album, senza nemmeno specificare il titolo, non ne ha bisogno, e ne suona un brano. Il più normale del repertorio della serata. Chiude, dopo quasi due ore, con un pezzo dei Beatles, Eleanor Rigby, anche questo con arrangiamenti incredibili. E niente, alla fine ringrazia e, così come è arrivato, sparisce. Tra gli applausi. Torno a casa come se avessi immaginato tutto.
Lui si chiama Stanley Jordan. Non lo avevo mai ascoltato. E’ stato un appuntamento al buio, che è pure il titolo di un film con Bruce Willis e Kim Basinger in cui recita un cameo.

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Commenti

2 risposte a “Appuntamento al buio”

  1. Avatar
    Anonimo

    Che scena meravigliosa quella da te descritta! Mi hai fatto provare delle bellissime emozioni, non sai che cosa avrei dato per essere lì anche io ad assistere a quello che – dalla tue parole – sembra essere stato uno spettacolo meraviglioso.
    Del resto, la musica ha un potere pazzesco ed è davvero in grado di dare vita alle sensazioni più magiche…

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    1. Avatar Topper Harley

      Non sapevo cosa aspettarmi, non pensavo nemmeno di scriverne. Poi ho capito che mi è rimasto molto dentro di quella serata e ho voluto fissarne il ricordo. Tra l’altro, io sono ignorante ma chi lo conosce sa che nel suo genere è uno dei migliori chitarristi al mondo.

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