Bratislava, terzo tempo

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Il Garmin ieri sera mi ha conferito due badge, da 25 km e 30 km. Non so bene cosa siano, cioè in quanto tempo abbia percorso quei chilometri, ho la vaga idea però di aver camminato troppo. Infatti mi alzo ancora più indolenzito dei giorni precedenti. Apro gli occhi poco dopo le sei, come ogni giorno da quando sono qui, perché la luce filtra dalla finestra nonostante le tende. Ma il merito della sveglia va anche della padrona di casa, Elisabetta, che sembra già in piena attività con le sue ciabattine tacco dodici e il passo da elefante. Ho il volo nel pomeriggio, posso fare un giro. Oggi il cielo è azzurro, quando esco tuttavia scopro che insieme al sole c’è il vento. Forte e freddo. Mai una gioia. Poco prima di imboccare il ponte SNP che arriva in centro, decido di salire sull’UFO, nonostante non mi sembrasse granché. Pagato il biglietto, mi viene indicata una porticina che dà su un corridoio stretto e buio. In fondo, nascosto in una nicchia, c’è l’ascensore che non sale esattamente in verticale, vista la struttura del ponte, ma un po’ in diagonale. Da dentro la cabina la differenza si sente, è una cazzata che mi diverte tanto quanto il pannello con i due tasti: freccia in alto “UFO” e freccia in basso “Reception”. L’UFO ospita un bar-ristorante con vista, dove un caffè costa 4 euro e un pranzo, immagino, quanto un volo spaziale. Anche qua mi viene indicata una porticina, dietro la quale una rampa di scale in ferro conduce alla terrazza. A differenza di quanto credevo, la vista è più bella di quella che si ha dal castello e ci si trova più in alto. Come ho già detto, mi piacciono le visuali dall’alto, specie sulle città. Anche ieri a Vienna, l’unica attrazione per cui ho pagato è stata la torre del duomo. Peccato che il vento sia micidiale. Dopo ogni foto devo rimettere la mani in tasca per non perderle. Mi trattengo una decina di minuti, che non è affatto poco, soddisfatto di aver deciso di salire fin qui. Tra l’altro ho fotografato meglio quello che ho chiamato “il monolite”, un edificio alto e largo e poco profondo che si trova vicino alla mia camera e che sembra un’enorme lastra conficcata nel terreno. E’ particolare perché sembra non avere spessore e non si vedono finestre. Un telone con una pubblicità ricopre l’intera facciata. Scopro poi che si tratta del palazzo di Incheba Expo, la fiera di Bratislava. Terminato il giro in UFO proseguo verso il centro attraversando stavolta il ponte del tram, poco distante dal SNP che è invece riservato ai mezzi su gomma. In entrambi è presente sia la corsia per i pedoni sia quella per i ciclisti. A differenza di quel che pensavo il primo giorno, devo riconoscere che Bratislava è ben organizzata. Forse servirebbe qualche indicazione stradale in più, magari in inglese ma la città non è grande e non difficile conoscerla. Mi fermo in un bistrot perché ho fame e non avevo ancora assaggiato il piatto nazionale slovacco, il bryndzové halušky, ovvero gnocchi di patate conditi con salsa cremosa di formaggio di pecora e pancetta croccante. In realtà prendo una variante, i bryndzové pirohy, tortelli ripieni di patate al posto degli gnocchi. La sostanza non cambia, sono una squisitezza che per distrazione rischiavo di perdere. Resto seduto un po’ con una birra a farmi compagnia, scrivo queste righe in attesa che si avvicini l’orario per partire. Ho visto tutto. Prendo un caffè ormai consapevole di non poter più dire che non ne bevo, pure a casa me ne preparo almeno uno al giorno. Il sole resiste, il vento di più. Per strada ci sono due categorie di individui: quelli in t-shirt e pantaloncini e quelli imbacuccati tipo vacanze sulla neve a cui mancano solo i doposci. Io faccio parte della seconda. Per non apparire esagerato provo a togliermi il berretto ma quei 7-8 gradi mi colpiscono in testa uno per volta ripetutamente. Tutti insieme fanno un po’ più caldo, un grado per volta non lo tollero. Così mi rimetto il berretto, ormai consapevole di non poter più dire che sono giovane. La città, prima di ripartire, mi ha quindi rivelato due verità agghiaccianti: uno, bevo caffè e due, sono diversamente giovane. Chissà se in queste ultime ore mi verrà svelato anche il terzo segreto di Bratislava. In effetti qualcosa succede. Quando mi decido a sfruttare l’autobus per l’aeroporto, il 61, l’unico e il solo, il destino mi rivela che in zona, in pieno centro, il 61 non passa. Non sapendo dove andare a prenderlo, non mi resta che avviarmi verso la stazione, al capolinea. Aggiungo altri chilometri alle maratone che ho percorso. Stasera mi aspetto almeno una torta dal Garmin, altro che badge. All’autista del 61, fermo accanto al mezzo mentre fuma una sigaretta, chiedo stupidamente l’orario di partenza. Lo sguardo assassino, la fumata tossica e il fatto che glielo abbia chiesto tre volte prima che si voltasse a guardarmi avrebbero dovuto suggerirmi che la domanda era inutile. Quando si gira, ha un’espressione alla Clint Eastwood in procinto di spararmi. Butta la cicca e alza il braccio: penso che stia per picchiarmi, invece traccia un arco nell’aria per farmi capire di andare dall’altra parte della strada. O forse affanculo. L’autobus comunque passerà da lì. Questa scenetta sarà durata dai tre ai venti minuti, non lo so. Clint guida come un un pazzo, se ne accorgono tutti i passeggeri intenti a tenere fermi i trolley nelle curve, però mi porta a destinazione. L’aeroporto è deserto. Sono previsti ancora due voli per la giornata e uno è il mio. Si chiude una bella esperienza con nuove città conosciute e qualcosa come 500 foto da aggiungere ai ricordi.

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Commenti

15 risposte a “Bratislava, terzo tempo”

  1. Avatar dettagliinquestione
    dettagliinquestione

    Che bello!!!!!!!

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  2. Avatar Kikkakonekka

    Molto Soviet, a dire il fero, anche i palazzoni ed il ponte in ferro.
    Cmq le visioni dall’altro sono sempre belle, diciamolo.

    Internet funziona bene a Bratislava?

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    1. Avatar Topper Harley

      Esatto, ci sono ancora troppe tracce del comunismo. Anche il quartiere residenziale, che è nuovo, è stato costruito secondo quel modello di palazzoni monotoni e inquadrati.
      Con internet non ho avuto problemi. Vedo che ti stai interessando ai dettagli… stai programmando una gitarella?

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      1. Avatar Kikkakonekka

        No, semplice curiosità.
        Sto pensando a Praga, a dire il vero…

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        1. Avatar Topper Harley

          Tra tutte quelle città, Praga è la più bella che abbia visitato. Nonostante il freddo (zero gradi), me la sono goduta appieno.
          Ho messo nel mirino Budapest, a proposito.

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          1. Avatar Kikkakonekka

            Budapest l’ho visitata con la ex molti anni fa.
            Sarebbe da tornarci.

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            1. Avatar Topper Harley

              Ci andrò e penso pure presto. Anche non mi piace l’aria che tira in Ungheria.

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          2. Avatar Lory
            Lory

            Budapest bella bella 😊

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            1. Avatar Topper Harley

              Ce l’ho nel mirino, alla prima occasione vado!

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  3. Avatar marisasalabelle

    A questo punto ho capito che anche se non dovessi mai andare a Bratislava nella mia vita, non mi perderei granché.

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    1. Avatar Topper Harley

      Diciamo che puoi tranquillamente depennarla dalle tue mete preferite.

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