Ho difficoltà ad inquadrare questo libro che – ho scoperto dopo averlo finito – è un classicone, tra i più venduti di sempre in Giappone. E pensare che a me era piaciuta la copertina. Non avevo idea di cosa vi avrei trovato e ho iniziato a leggere senza troppo impegno pagine che sembravano confuse, come pensieri di un malato di mente, ai limiti dell’assurdo, tuttavia piene di significato e di frasi da sottolineare. In poco tempo la lettura mi ha assorbito fino a chiedermi se il malato di mente fossi io o il protagonista. Lo squalificato è Yōzō, un disadattato tramite il quale l’autore, una specie di Bukowski nipponico, racconta la propria vita sregolata e dissoluta, ai margini di una società di cui non si sente parte e che descrive con poesia e rassegnazione. Il romanzo infatti è in gran parte autobiografico ma parlarne, almeno per me, è complicato sia per lo stile narrativo, che non saprei definire, sia per la storia in sé che sembra uscita da un fumetto. Fumetto che hanno pure pubblicato visto il successo e che comprerò senza bisogno di farmi piacere la copertina. Perché, al di là dei tanti aggettivi che non trovo, non c’è dubbio che si tratti di un grandissimo romanzo.
Osamu Dazai – Lo squalificato
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