
Un ragazzo carismatico, ricco e così muscoloso da non riuscire ad unire le mani viene condannato a dieci anni di prigione per traffico di droga. L’FBI, in cambio della libertà, gli propone di infiltrarsi in un carcere di pazzi squilibrati con l’obiettivo di strappare una confessione ad un serial killer bambinone, sbandato e malandato, colpevole secondo le accuse di aver violentato ed ucciso decine di ragazzine seppellendone i corpi in posti introvabili. Visto che “niente cadavere, niente crimine”, il ciccione rischia di uscire di galera. Si tratta di una storia vera, di quelle in cui alla fine dell’ultima puntata vengono mostrate le foto dei veri protagonisti e degli attori. L’interprete del killer, vero nome Larry Hall (il morboso web pullula di info sul suo caso), è gigantesco e non solo per la stazza ma in generale la serie funziona da ogni punto di vista, del resto Apple TV+ ormai è una garanzia. Anche il belloccio, nonostante (o forse proprio per) le sembianze da Big Jim, se la cava più che bene, sia in galera sia nella recitazione. Nei panni di suo padre, credo all’ultima apparizione sullo schermo, c’è il compianto Ray Liotta. Non si vedono scene particolarmente cruente, la violenza viene soprattutto raccontata e questo, insieme all’aspetto da innocente del mostro, rende tutto più inverosimile. Al punto che mi sono chiesto come sia possibile produrre ogni anno così tante serie (e film) con un vero pluriomicida protagonista. Dopo una veloce ricerca la risposta è sì, nel mondo i serial killer sono migliaia e, chissà perché, due terzi vivono (o hanno vissuto, per fortuna qualcuno ogni tanto muore) negli USA. Insomma, produttori e sceneggiatori hanno materiale buono per secoli.
Se vuoi…