Un romanzo che ho avuto difficoltà ad inquadrare sia per il genere sia per le sensazioni che mi ha lasciato. L’ho letto con la fame crescente di chi vuole assolutamente sapere cosa succederà, perché la scrittura asciutta e affilata fa questo effetto, tiene costantemente in tensione senza mai sbilanciarsi. C’è da dire che la stessa fame l’avrei pure se dovessi mai leggere un libro di Fabio Volo ma qui l’autrice è bravissima a creare un contesto paranoico raccontando praticamente il nulla, la normalità di personaggi forse sì, un tantino inquietanti ma piuttosto comuni nella loro routine. Questa routine tuttavia è il prodotto di qualcosa di terribile che è già accaduto e lascia percepire che qualcos’altro di altrettanto terribile potrebbe accadere. Le sorelle protagoniste, i loro pensieri, il dialoghi e il mistero che nascondono (nemmeno tanto bene, a dire il vero) mettono paura senza mostrare alcuna cattiva intenzione. Anzi è forse l’eccessivo buonismo accompagnato dai sorrisi, i cuoricini e le parole dolci che fa orrore. L’escalation verso il male è tangibile, tuttavia il finale non è la soluzione. Come dire che la meta è il viaggio, cioè non sono le ultime pagine a dare soddisfazione ma la lettura di tutto quello che (non) avviene. Ho scoperto che ne è stato tratto un film e naturalmente sono andato subito a guardarlo. Non è altrettanto bello, non trasmette la stessa angoscia e stravolge il finale con un pizzico di horror, cosa che il libro non fa, non ne ha bisogno e ciononostante resta più spaventoso.
Shirley Jackson – Abbiamo sempre vissuto nel castello
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