Apprezzavo il Giovanni Floris giornalista e conduttore, soprattutto ai tempi di Ballarò. Ora non lo seguo quasi piĂš ma soltanto perchĂŠ non ho la TV a casa, per fortuna. Il Giovanni Floris scrittore invece non lo conoscevo affatto e cosĂŹ, per gioco, ho letto questo suo ultimo romanzo, un giallo a dir poco imbarazzante che mi ha fatto rimpiangere il tempo impiegato per finirlo. Lo avrei sfruttato meglio guardando pubblicitĂ a raffica in televisione. Floris pare voglia ostentare una sua cultura letteraria che include una miriade di autori tra la fine dell’Ottocento e la metĂ del Novecento dei quali inserisce citazioni “ad minchiam” in ogni dialogo, spacciandole per pertinenti alla conversazione e rendendo i personaggi piuttosto inverosimili per il modo in cui si esprimono. La vicenda non sta in piedi, l’intera storia è sconclusionata e le continue deduzioni del mistero che sta alla base del romanzo fanno acqua da tutte le parti. Solo la figura dei due ragazzi viene definita discretamente, tutti gli altri sono mezzi personaggi caratterizzati alla meno peggio, non si riesce ad inquadrarli e non certo per scelta. Ognuno di loro ha un lato nascosto che ne influenza le azioni ma nessuno di questi aspetti viene approfondito, io non sono nemmeno riuscito ad immaginarli fisicamente. La scomparsa della ragazzina poi, nonchĂŠ la soluzione e la spiegazione finale (e pure la ragazzina stessa) non hanno di fatto alcuna logica nĂŠ un senso. Delusione totale per un libro che tra qualche tempo si troverĂ a Ballarò, al mercato, a due euro. E non li varrĂ comunque.
Giovanni Floris – Il gioco
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